tag:blogger.com,1999:blog-12221732845029662792023-09-19T16:44:30.534-07:00orsobYancohttp://www.youtube.com/orsobyancoAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.comBlogger454125tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-57048218118489951162016-03-12T01:21:00.001-08:002016-03-12T01:22:34.437-08:00IO STO CON DARWIN - CRITICA RAGIONATA ALL'ANTIEVOLUZIONISMO<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
IO STO CON DARWIN, CRITICA RAGIONATA ALL’ANTIEVOLUZIONISMO
“Ricostruire la storia dell’evoluzione umana è un po’ come guardare attraverso il buco della serratura di una stanza e tentare con ciò di capire cosa accade all’interno di tutto il condominio.” Giorgio Manzi Paleoantropologo.
L’evoluzione umana non è stata una catena in cui a un anello è seguito il successivo, ma piuttosto è stata un cespuglio di rami, in cui soltanto due milioni di anni fa almeno cinque diverse forme di umani convivevano sulla Terra.
La teoria dell'evoluzione delle specie di Charles Darwin, o Darwinismo, è uno dei pilastri della biologia moderna. Tale teoria, che vide nella selezione naturale il motore fondamentale dell'evoluzione della vita sulla Terra, ha trovato un primo riscontro nelle leggi di Mendel sull'ereditarietà dei caratteri nel secolo XIX, e poi, nel XX, con la scoperta del DNA e della sua variabilità.
Lacuna importante dell’evoluzionismo darwiniano era la mancanza di un sistema in grado di spiegare la trasmissione ereditaria. Le ricerche di genetica, condotte da Mendel, sebbene contemporaneamente agli studi di Darwin, non erano a quell’epoca ancora note agli scienziati.
Il progresso della genetica trovò risposte alle tre domande cui Darwin non seppe mai rispondere (“ la nostra ignoranza delle leggi della variazione è profonda”): 1. Come sono trasmesse le caratteristiche ereditarie 2. Perché non si mescolano nella progenie le diverse caratteristiche genetiche 3. In che modo si origina la variabilità sulla quale agisce la selezione naturale.
L’unione della nuova genetica di Mendel alle teorie di Darwin è definita Teoria sintetica dell’evoluzione. Nella visione della teoria sintetica, come unità evolutiva non viene considerato l’individuo, bensì la popolazione: l’evoluzione ha luogo nel pool genico, che riunisce tutti i geni e gli alleli di una popolazione o di una specie.
Con lo sviluppo della biologia molecolare, a partire dagli anni Sessanta, la scala secondo cui mettere alla prova le nuove teorie ha raggiunto le dimensioni delle singole molecole proteiche e una grande quantità di dati ha confermato la sintesi moderna anche a livello molecolare.
Ma cosa significa evoluzione? Evoluzione significa cambiamento, un cambiamento che può riguardare l'aspetto esteriore, la fisiologia, il comportamento di un organismo e sicuramente il suo patrimonio ereditario, tra diverse generazioni. Invece, cambiamento non significa necessariamente evoluzione: un organismo può cambiare durante la sua crescita, ma in questo caso non evolve in senso darwiniano. Infatti, i fenomeni evolutivi non riguardano il singolo organismo, ma la sua discendenza.
Perché un organismo dovrebbe evolvere? I principali artefici dell'evoluzione sono il cambiamento delle condizioni ambientali nel corso del tempo e la variazione genetica casuale. La variabilità costituisce il materiale su cui agisce l'evoluzione, mentre la direzione di tale cambiamento viene stabilita dalle condizioni ambientali. Non potendo prevedere né l'uno né l'altro di questi fenomeni, non possiamo nemmeno prevedere il cambiamento futuro. L'evoluzione biologica ha una direzione (imprevedibile) ma non una finalità, il termine "progresso" è avulso dagli studi di biologia evoluzionistica e la grande diversità delle specie viventi è frutto di un cambiamento durante il quale, a partire da un singolo antenato comune, si sono verificate ramificazioni, biforcazioni, vicoli ciechi e modificazioni della stessa linea evolutiva. E sono proprio il cambiamento e la biforcazione delle linee evolutive degli organismi i principali argomenti affrontati dalla biologia evoluzionistica.
Altro concetto fondamentale della teoria evolutiva è quello di adattamento. L'adattamento è un termine che si riferisce a quelle proprietà degli organismi che permettono loro di sopravvivere e riprodursi. Gli esempi di adattamento che si possono trovare in natura sono innumerevoli. Occorre tener presente però che non tutte le caratteristiche morfologiche o comportamentali degli esseri viventi possono essere considerate adattative, anche se quelle adattative sono decisamente le più comuni e una spiegazione alla loro presenza deve essere fornita.
Nonostante l'evoluzione sia ormai ritenuta un fatto incontrovertibile, può essere utile fornire un ristretto numero di esempi che permettano, anche a chi è completamente digiuno di argomentazioni teoriche, di difendersi dall'ignoranza o dalla malafede. Cercare prove a sostegno dell'evoluzione significa trovare prove scientifiche che una specie si sia evoluta nel corso del tempo e argomentare su questa base contro coloro che sostengono la fissità delle specie. Le prove di questo tipo sono innumerevoli e comprendono prove osservabili direttamente su piccola scala, prove deducibili dalla relazione tra varie strutture (molecolari, o semplicemente morfologiche) presenti nei vari organismi viventi, e prove riscontrabili attraverso lo studio delle documentazioni fossili.
PROVE DIRETTE - TESTIMONIANZE FOSSILI - OMOLOGIE - PROVE EMBRIOLOGICHE
I PILASTRI SU CUI POGGIA L’EVOLUZIONE
LA SELEZIONE NATURALE E LA VARIAZIONE - ORIGINE DELLA VARIABILITÀ
LA DERIVA GENETICA - L'ADATTAMENTO – LA SPECIAZIONE (ALLOPRATICA, PARAPRATICA E SIMPRATICA)
La microevoluzione si occupa dei cambiamenti che avvengono in tempi brevi nell'ambito di una specie (mutazioni, deriva genetica, selezione naturale). Un esempio molto studiato è la modificazione della farfalla Biston betularia in seguito all'inquinamento.
La macroevoluzione si occupa dei grandi cambiamenti che sono avvenuti in tempi lunghi: per esempio, quelli che hanno portato alla diversificazione di gruppi di specie, come la differenziazione dei vertebrati dagli invertebrati o dei mammiferi dai rettili.
A un differente livello di organizzazione, oggi si studia anche l'evoluzione molecolare, che cerca le affinità nelle diverse specie delle proteine e del DNA, le molecole più complesse e importanti negli esseri viventi.
Tutti questi studi permettono di valutare il grado di somiglianza anche a livello genetico dei diversi organismi e tracciare con sempre maggiore precisione la storia della vita sulla Terra.
Gli studi macroevolutivi riguardano invece più specie di organismi. Il primo passo consiste dunque nell’identificare le specie, per poi cercare di comprendere le relazioni che tra esse intercorrono. Per fare questo si possono analizzare le differenze morfologiche che esistono tra le specie, compito svolto dalla sistematica tradizionale. Tuttavia, a fianco di questi metodi classici, le scoperte della biologia molecolare ci consentono di ottenere le sequenze di DNA e determinare così le differenze a livello molecolare tra le specie. Questo permette di misurare in modo assai preciso le distanze genetiche e conseguentemente le relazioni tra gli organismi che si vogliono studiare. Tali relazioni vengono poi riassunte in un “albero filogenetico” che descrive la storia evolutiva delle specie analizzate. Inoltre, le differenze tra sequenze si accumulano in modo lineare nel tempo consentendo così di calibrare un “orologio molecolare”. L’uso di questo “orologio” permette di stimare anche i tempi che hanno caratterizzato una particolare storia evolutiva. Questo metodo è stato applicato con successo a diversi gruppi di organismi.
EVOLUZIONE E CREAZIONISMO
I CREAZIONISTI
Tutt'oggi, nonostante l'enorme mole di studi e di conferme, molte persone ignorano o addirittura avversano la teoria dell'evoluzione. Il caso più lampante è quello del movimento creazionista americano che nega l'esistenza dell'evoluzione e propone una specie di "creazionismo scientifico". Il movimento sembra così influente, se non scientificamente almeno dal punto di vista politico, che alcuni famosi evoluzionisti (S. J. Gould, paleontologo di Harvard, D. Futuyima, biologo evoluzionista dell'Università dello Stato di New York, R. Dawkins, professore di zoologia all'Università di Cambridge) sono stati indotti a scrivere articoli o interi volumi in difesa dell'evoluzione. Ancora una volta, l'importanza e il grande potere interpretativo della teoria dell'evoluzione fanno sì che essa venga considerata un ostacolo, non tanto per le implicazioni biologiche che comporta, ma per il ruolo in cui l'uomo viene relegato e più in generale per le implicazioni filosofiche.
Innanzi tutto occorre distinguere tra antidarwinisti e creazionisti. I creazionisti sono coloro che ritengono che il mondo e le specie viventi siano stati creati da entità soprannaturali e non abbiano subito sostanziali modifiche in seguito; in particolare, i creazionisti di tradizione giudaico-cristiana attribuiscono valore letterale al racconto biblico della Genesi, secondo cui il mondo e le specie viventi sarebbero stati creati da Dio così come sono, in sei giorni, circa seimila anni fa. Gli antidarwinisti sono invece tutti coloro che, per motivi vari, criticano la teoria dell’evoluzione così come è stata formulata da Charles Darwin. Quindi i creazionisti sono sicuramente antidarwinisti, ma non tutti gli antidarwinisti sono creazionisti.
Il movimento creazionista, piuttosto che estinguersi in modo naturale, di fronte all'avanzata delle evidenze scientifiche a favore di una visione evoluzionistica, sta conoscendo una stagione di inaspettata riscossa: particolarmente diffuso negli Stati Uniti, da qualche tempo sta dando segnali di ripresa anche in Europa e in Italia.
i creazionisti hanno tentato di dare vesti scientifiche alla loro credenza, sostituendo il vecchio dogma creazionista con la cosiddetta scienza della creazione, che porterebbe testimonianze oggettive a sostegno della verità biblica. Università e centri di ricerca privati fondati allo scopo, e intellettuali inclini al presenzialismo televisivo, si sforzano di convincere il pubblico che il creazionismo sia una scienza. A tal fine, argomentano facendo ampio uso di deduzioni indebite, salti logici ingiustificati, mal dissimulato principio di autorità e ragionamenti circolari; cadono spesso nell'attacco personale contro l'avversario (chi contesta gli insegnamenti religiosi sarebbe un sostenitore del disordine sociale e dell'immoralità), o nell'equivoco tra fatti e loro interpretazioni etiche (se discendiamo dagli animali, qualcuno potrebbe usare questo argomento per giustificare violenza e crudeltà, quindi è meglio credere che non sia vero).
Esistono creazionisti volenterosi e in buona fede che si impegnano a fondo per trovare elementi scientifici a proprio vantaggio: ma questa ricerca, il più delle volte, si limita al tentativo di smontare singoli dettagli dell'evoluzione, o a manipolarli perché si adattino al quadro creazionista, piuttosto che a fornire prove in positivo delle proprie affermazioni. Per quale motivo, se anche si riuscisse a provare che l'evoluzione darwiniana è completamente sbagliata, questo dovrebbe bastare a dimostrare che ha ragione la narrazione biblica? Nessun ragionamento logico, ma solo l'ennesima convinzione dogmatica, implica che esistano queste due sole possibilità. L'ultimo appiglio, quando tutto il resto fallisce, è quello di invocare nuovamente la parità di diritti, appellandosi non più all'idea che "anche il creazionismo sia una teoria scientifica", ma a quella, contrapposta, che anche le visioni scientifiche siano dogmatiche e che "anche l'evoluzionismo sia una religione".
Il creazionismo, secondo i suoi critici, non è soltanto un attacco alla biologia evoluzionistica, ma un attacco a tutte le scienze, e al metodo scientifico nel suo complesso. Se i creazionisti avessero ragione, sarebbero errate gran parte delle acquisizioni della cosmologia, dell'astrofisica, della biochimica, della geologia, e di tutte le scienze naturali, discipline che invece hanno dato prova, in misura enorme, di convergere a conclusioni credibili e compatibili tra loro. Si può ricordare inoltre come l'offensiva creazionista rientri in una più generale tendenza alla mobilitazione pubblica di tutti gli ambienti estremisti religiosi, fortemente conservatori, che da qualche decennio ha un impatto non trascurabile sulla politica degli Stati Uniti.
Al di là di questo, tuttavia, le correnti cattoliche dichiaratamente antidarwiniste sono sicuramente minoritarie. Nel nostro paese, le obiezioni di matrice religiosa alla visione evoluzionistica provengono in gran parte da ambienti protestanti, da quello dei Testimoni di Geova, o da movimenti religiosi minoritari di origini molto recenti. Altre obiezioni di matrice filosofica giungono dagli ambienti esoterici (tradizionalmente contrari all’evoluzione biologica, perché sostenitori di una visione alternativa di evoluzione spirituale) e da quelli del cosiddetto pensiero controrivoluzionario, che include l’evoluzionismo (insieme al liberalismo laico, al marxismo e alla psicanalisi) tra le numerose ideologie mirate a despiritualizzare il mondo e a sovvertirne i valori: per entrambi, si tratta di punti di vista in polemica generale contro il materialismo, ma non volti a sostenere il creazionismo biblico. In ogni caso, raramente i sostenitori di queste opinioni aspirano a presentarle come scientifiche: piuttosto, affermano di non riconoscere priorità al metodo scientifico, e di non essere interessati a rientrarvi.
Gli argomenti che usano i creazionisti sono in genere speciosi e fondati su fraintendimenti (o addirittura bugie) sull'evoluzione, ma il numero e la diversità delle obiezioni possono mettere in difficoltà anche persone ben informate.
ancora oggi persistono popolarissime falsità a proposito di come funziona l’evoluzione, senza nemmeno bisogno di andare a scomodare il creazionismo, sia esso quello caricaturale della Terra Giovane o il più raffinato criptocreazionismo dell’Intelligent Design. Ecco alcune delle più diffuse: quante volte le avete lette? E a quante avete creduto?
L'evoluzione è solo una teoria. Non è un fatto o una legge scientifica.
una teoria scientifica è “una spiegazione ben motivata di alcuni aspetti del mondo naturale che può incorporare fatti, leggi, e ipotesi testate”. Per quanto convalidata, nessuna teoria diventa una legge, che è una generalizzazione descrittiva della natura. Così, quando gli scienziati parlano di teoria dell'evoluzione - o di teoria atomica o di teoria della relatività - non stanno esprimendo delle riserve sulla sua verità.
Tutte le scienze si basano spesso su prove indirette. I fisici, per esempio, non possono vedere direttamente le particelle subatomiche e ne verificano l'esistenza guardando le tracce rivelatrici che lasciano nelle camere a nebbia. L'assenza di osservazioni dirette non rende le conclusioni dei fisici meno certe.
La marcia del progresso.
Cercate evoluzione su Google immagini e osservate i risultati. L’immagine, o meglio, l’icona che domina è una serie di ominidi in fila indiana messi di profilo. Da sinistra verso destra, più ci avviciniamo alla nostra specie, più la postura diventa eretta e i tratti meno primitivi. Questa immagine, nota come La marcia del progresso, è talmente famosa da essere diventata un’icona pop,. La vediamo in ogni sorta di siti, persino di istituzioni scientifiche, ed è approdata anche sul francobollo delle poste italiane dedicato al bicentenario darwiniano del 2009.
Eppure l’evoluzione non potrebbe essere più diversa di così.
Lasciando da parte lo spinoso problema di quale sia il modo migliore di rappresentare una versione generalizzata del processo evolutivo (un albero? Ma che cresce in quale direzione? E perché?), la marcia del progresso suggerisce un processo continuo di antenato in antenato fino ad arrivare a Homo sapiens, completamente eretto e pronto a prendere possesso del mondo. Si presenta quindi l’evoluzione come finalistica e lineare, quando invece la storia della famiglia umana non potrebbe essere più intricata ed è solo un effetto della contingenza che ai giorni nostri sia presente solo una specie del genere Homo, la nostra.
La marcia del progresso è apparsa per la prima volta in un libro di testo del 1965, scritto dall’antropologo Francis Clark Howell e illustrato dal disegnatore Rudolph Zallinger. L’immagine non era stata pensata con quel significato, e il testo allegato era chiaro: alcuni degli ominidi nella serie già allora non erano considerati antenati dell’uomo, ma i memi molto spesso non seguono il destino programmato dai creatori e questa immagine, col suo bagaglio diseducativo e fuorviante, è diventata virale.
L’uomo che discende dalla scimmia
L’uomo non discende dalle scimmie attuali, né viceversa. Scimmie e uomo hanno invece un antenato in comune. Nel caso degli scimpanzè (Pan troglodytes) e bonobo (Pan paniscus), con i quali condividiamo buona parte delle sequenze genomiche, l’antenato più recente in comune con noi è vissuto, secondo le attuali stime, tra i 4 e gli 8 milioni di anni fa.
Questo era senz’altro diverso sia dagli scimpanzè sia dall’uomo, e lo potremmo pure chiamare “scimmia” se non fosse che nel linguaggio comune con questa parola ci si riferisce implicitamente a una specie attuale. A qualcuno non piacerà, ma la realtà è che l’uomo non deriva dalla scimmia perché, più correttamente, l’uomo è una scimmia.
3. L’evoluzione non può avvenire, perché viola il secondo principio della termodinamica
La fandonia in questione DICE che, stando al secondo principio della termodinamica, il disordine (entropia) di un sistema può solamente aumentare: l’evoluzione, secondo cui l’ordine aumenterebbe nel tempo (per esempio i viventi tendono a diventare più complessi), non può quindi accadere.
Come mai questa sconvolgente rivelazione è presa sul serio solo nella letteratura creazionista, e non dalle riviste scientifiche? Esiste forse un complotto internazionale tra fisici e biologi per impedire che la Verità venga a galla? La realtà è che si tratta ancora una volta di uno trovata in mala fede.
Il secondo principio dei creazionisti non è lo stesso che intendono i fisici, ma una sua parodia. In breve, è vero che l’entropia di un sistema può solo aumentare, ma la condizione fondamentale è che il sistema sia isolato, cioè non scambi energia e materia con l’esterno. L’unico sistema realmente isolato è l’Universo stesso: al suo interno l’entropia complessiva aumenta, ma in alcune parti del sistema il disordine aumenta mentre in altre diminuisce, per esempio l’energia che la Terra riceve dal Sole permette un aumento locale di ordine in quegli strani oggetti che chiamiamo esseri viventi. Se fosse vero ciò che dicono i creazionisti, i semi non potrebbero germinare e gli organismi non potrebbe crescere, eppure ci sono prove piuttosto evidenti del contrario.
Meno evoluto a chi?
Dopo Darwin, l’uomo è tornato ad avere un posto all’interno della natura, invece di esserne il padrone.
Eppure il narcisismo umano è tale che i viventi vengono ancora istintivamente classificati secondo una Scala Naturae , ove naturalmente l’uomo occupa le posizioni più elevate. Siccome oggi però siamo tutti antropocentrici ci ritroviamo a dire ad esempio che “i mammiferi sono più evoluti dei rettili”: espressioni come questa non hanno alcun senso scientifico. L’uomo non è “più evoluto” di un insetto o di una patata,: tutti gli organismi oggi viventi sono la manifestazione di un processo evolutivo cominciato circa 4 miliardi di anni fa, e siamo tutti profondamente imparentati.
Anelli mancanti
La favola degli anelli mancanti di cui gli scienziati sarebbero alla continua ricerca è da sempre una manna per i creazionisti. Dire “anello mancante” avrebbe senso solo se esistesse una catena nell’evoluzione.
La teoria dell’evoluzione implica che i fossili possano offrirci (e lo ha fatto ripetutamente) forme di transizione, cioè organismi con caratteristiche intermedie tra un gruppo più antico (per esempio i pesci) e uno più recente (per esempio gli anfibi), ma non è affatto detto che gli esemplari trovati appartengano sempre alle specie progenitrici che sappiamo essere esistite (anche se possiamo immaginare si somigliassero molto).
I fossili di transizione aiutano i paleontologi a comprendere sempre meglio l’evoluzione di un certo gruppo, perché permettono di conoscere l’aspetto e il comportamento di alcuni progenitori cruciali, ma nessuno si preoccupa di doverne provare l’esistenza stessa. Purtroppo l’anello mancante è talmente adorato dai media che anche gli scienziati, a volte, si piegano al marketing, come è accaduto nel caso di Ida (Darwinus massillae) fossile di un piccolo primate vissuto 47 milioni di anni fa e presentato in pompa magna come l’anello mancante (con tanto di sito) nell’evoluzione dei primati.
L’evoluzione è la sopravvivenza del più forte
Non è vero che nell’evoluzione sopravvive il più forte, e nemmeno il più adatto. L’espressione sopravvivenza del più forte, coniata da Herbert Spencer e fatta propria anche da Darwin voleva essere una frase ad effetto per riassumere il processo di adattamento per selezione naturale, ma oggi purtroppo è usata per definire l’evoluzione nella sua totalità, che invece comprende diverse altre forze in gioco. Inoltre, anche limitandosi alla selezione naturale, bisogna specificare che la mera sopravvivenza da sola non basta: ciò che conta è la quantità e la qualità della discendenza
L'evoluzione non è scientifica, perché non è verificabile o falsificabile. Fa affermazioni su eventi che non sono stati osservati e che non possono essere ricreati.
Questo rifiuto complessivo dell'evoluzione ignora importanti distinzioni che dividono il campo in almeno due grandi settori: la microevoluzione e la macroevoluzione. La microevoluzione guarda i cambiamenti all'interno delle specie nel corso del tempo, le modifiche che potrebbero preludere alla speciazione, l'origine di nuove specie.
La macroevoluzione studia come cambiano i gruppi tassonomici al di sopra del livello della specie. I suoi dati provengono spesso dai confronti fra reperti fossili e DNA per ricostruire come possono essere correlati fra loro i vari organismi.
Oggi anche la maggior parte dei creazionisti riconosce che la microevoluzione è stata confermata da test di laboratorio (come negli studi su cellule, piante e moscerini della frutta) e sul campo (come negli studi di Grant sull'evoluzione delle forme del becco tra i fringuelli delle Galápagos). Nel corso del tempo la selezione naturale e altri meccanismi - come i cambiamenti cromosomici, la simbiosi e l'ibridazione - possono indurre profondi cambiamenti nelle popolazioni.
L'evoluzione potrebbe essere confutata anche in altri modi. Se potessimo documentare la generazione spontanea di una sola complessa forma di vita dalla materia inanimata, allora almeno alcune delle creature che vediamo nei reperti fossili potrebbero aver avuto origine in questo modo. Se apparissero degli alieni superintelligenti che si attribuissero il merito di aver creato la vita sulla terra (o anche di alcune particolari specie), la spiegazione puramente evolutiva sarebbe messa in dubbio. Ma nessuno ha ancora prodotto una simile prova.
5. Darwin rinnegò il suo lavoro sul letto di morte
A volte i peggiori nemici possono diventare i migliori alleati. All’inizio del secolo scorso cominciò a circolare la storia dell’evangelista Lady Hope. La donna avrebbe visitato Charles Darwin prima della sua morte nel 1882 e lo scienziato le avrebbe fatto una rivelazione sconvolgente: non avrebbe mai dovuto pubblicare il suo lavoro. Si trattava solo di idee di un giovane immaturo, ma il mondo ne aveva fatto una religione.
Secondo il racconto di Lady Hope, Darwin reggeva in mano una Bibbia e le avrebbe parlato di quanto era splendida l’opera del Signore. Da ultimo le chiese di venire il giorno dopo e di usare una casa nel suo giardino per parlare al personale e ai vicini di Gesù Cristo e della salvezza che possiamo trovare in lui. Darwin, agnostico, non solo si sarebbe quindi convertito in punto di morte, ma avrebbe anche rinnegato il lavoro di una vita, affidando questo importante testamento spirituale a una persona praticamente sconosciuta.
Tutti i membri della famiglia Darwin dissero che Lady Hope si era inventata tutto, e che la donna non era mai stata presente durante gli ultimi giorni di Charles. C’è anche da chiedersi perché Lady Hope abbia raccontato per la prima volta questa storia ben 33 anni dopo i fatti, nel 1915, a ogni modo la leggenda si diffuse rapidamente. Con qualche decennio di ritardo, oggi persino alcuni tra i più influenti siti creazionisti si sono rassegnati all’evidenza: Darwin è condannato all’Inferno.
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-80588389402662805852015-09-26T08:51:00.000-07:002015-09-26T08:51:58.648-07:00SCOPERTA LA VITA SU MARTE? 28 SETTEMBRE ANNUNCIO NASA<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
La NASA ha annunciato una conferenza per lunedi 28 settembre alle (17:30 ora. italiana). Parteciperanno al breafing un team di ricercatori di tutto rispetto, Jim Green, direttore di scienza planetaria; Michael Meyer, direttore del Mars Exploration Program; Lujendra Ojha del Georgia Institute of Technology; Mary Beth Wilhelm del NASA’s Ames Research Center ed infine Alfred McEwen, investigatore principale delHiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment), ma questi sono solo alcuni nomi del cast stellare, potremmo dire, che ha richiesto questo incontro.
Insomma una notizia che ha messo in fibrillazione tutti coloro che sperano sempre che la NASA, prima o poi, dia l’annuncio ufficiale di aver scoperto la vita su Marte. Sarà questa la volta buona?
Ad ogni modo si vocifera che il comunicato potrebbe riguardare le 'colate nere di marte' (recurring slope linae, RSL), che appaiono su l pianeta rosso ogni anno durante le stagioni calde, per poi sparire in quelle fredde. Sono state effettuate molte ricerche su questo tipo di fenomeno. Nel 2011, è stato pubblicato uno studio che ipotizzava che le 'colate nere di marte' potrebbe essere una fuoriuscita di acqua salmastra presente sul pianeta. Naturalmente sono solo ipotesi in cerca di una conferma. Gli studi per trovare le cause della formazione delle 'colate nere di marte' e dell'eventuale presenza di acqua sotto la superficie del Pianeta Rosso è ancora tutto da fare. La ricerca suggerisce che possa esserci una fonte di acqua nel canyon marziano Valles Marineris. Infatti recenti studi hanno provato che 4,5 miliardi di anni fa circa Marte ospitava un immenso oceano di 137 metri di profondità.
Forse quello che la NASA dovrà comunicare al mondo riguarderà proprio questo. Comunque L'evento sarà trasmesso in streaming lunedì 28 settembre sul sito ufficiale della NASA.
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-_DPlGgw8D24/Vga-2XmZw5I/AAAAAAAAA6M/DdT4hGV9JZE/s1600/image_2568_1e-Mars-Ocean.jpg" imageanchor="1" ><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-_DPlGgw8D24/Vga-2XmZw5I/AAAAAAAAA6M/DdT4hGV9JZE/s400/image_2568_1e-Mars-Ocean.jpg" /></a>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-61673047922884829962015-09-03T12:56:00.000-07:002015-09-03T12:58:56.044-07:00'A CUCCHIARELLA SU MARTE ! <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/bpUhX_V06Z0" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
Questo non è un video come gli altri del canale, quindi chi ci capita per caso prima di insultarmi desse un’occhiata anche agli altri video…
Ne stanno parlando tutti e per questo io non volevo parlarne…però dopo che anche l’istituto nazionale di astrofisica ne ha fatto un video ho pensato di farne uno anche io….ma brevissimo perché non mi va di ripetere le cose che ho già detto in altri miei video sulle anomalie marziane.
Ecco la ormai famosa cucchiarella marziana! Dalle mie parti a cucchiarella è un cucchiaio di legno usato tradizionalmente in cucina. Realizzato in un pezzo unico di legno duro, privo di tannino, solitamente di faggio, o in essenze aromatiche come il legno di ginepro, la tradizione vuole che il profumo del legno passi ai cibi rendendoli migliori.
E questa volta io non avanzo nessuna ipotesi, fatelo voi ditemi di cosa si tratta con i commenti e guai a chi mette like!
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-Kc2Qbik7Ob4/Veil06JqQCI/AAAAAAAAA54/BWqXudbV-PE/s1600/mars-spoon-670x440-150901.630x360.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-Kc2Qbik7Ob4/Veil06JqQCI/AAAAAAAAA54/BWqXudbV-PE/s640/mars-spoon-670x440-150901.630x360.jpg" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-42490970155780552302015-09-03T08:44:00.002-07:002015-09-03T08:48:09.471-07:00IL MEGALOONTE, ANTICO SQUALO DI 18 METRI!!<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
https://www.facebook.com/orsocientifico
Recentemente il canale satellitare Animal Planet di Discovery Channel ha realizzato un mockumentary, cioè un documentario burla nel quale quello che viene raccontato è tutto rigorosamente inventato, la cui protagonista è un'ipotesi molto cara a romanzieri, cineasti di B-movie e criptozoologi troppo fantasiosi: la sopravvivenza attuale del megalodonte.
La creatura in questione era un gigantesco squalo comparso sulla Terra circa 28 milioni di anni fa ed estintosi durante le fine del Pliocene (1,5 milioni di anni fa) del quale, per via del fatto che di norma lo scheletro dei selaci, essendo completamente cartilagineo, mal si presta al fenomeno della fossilizzazione, conosciamo ancora piuttosto poco per quanto concerne la sua morfologia e parentele. Gran parte delle informazioni e congetture paleonotologiche sul suo conto provengono infatti più che altro dai denti, trovati in numero copioso, che possono raggiungere una diagonale di ben 18 centimentri e che di fatto oltre ad avere dato il nome alla specie (megalodon significa "grandi denti"), sono stati all'origine di una serie di notevoli esagerazioni sul suo conto, come ad esempio una dimensione in vita superiore ai 20 o anche 30 metri.
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/SdOAff2Y-Cg" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-mokIK837_xE/Vehqm76KnwI/AAAAAAAAA5o/gfru-TeLIEM/s1600/maxresdefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-mokIK837_xE/Vehqm76KnwI/AAAAAAAAA5o/gfru-TeLIEM/s640/maxresdefault.jpg" /></a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-68918429687377567882015-08-31T08:32:00.001-07:002015-08-31T13:47:55.763-07:0028 SETTEMBRE 2015, SETE PRONTI PER LA FINE DEL MONDO?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Lo scorso 15 aprile ha avuto inizio una fase conosciuta come "Tetrade di Sangue". Si tratta di una un ciclo di 4 eclissi totali, senza alcun intervallo di eclissi parziali o penombrali, dove il nostro satellite assume una tonalità ramata a causa della rifrazione della luce. La seconda "Luna di Sangue", o Blood Moon, è imminente e arriverà mercoledì 8 ottobre. La Tetrade completerà il ciclo nel 2015, con le eclissi del 4 aprile e del 28 Settembre prossimi.
In Italia sarà visibile solo una delle quattro "Lune di Sangue", la quarta ed ultima. A rendere ancora più mistico l'evento, l'8 ottobre si assisterà al fenomeno noto come selenehelion .
il selenehelion si verifica quando il Sole e la Luna eclissata possono essere visti contemporaneamente. Questo raro evento può accadere solo poco prima del tramonto o appena dopo l'alba, ed entrambi i corpi appariranno appena sopra l'orizzonte l'uno opposto all'altro. Questa disposizione porta ad un fenomeno simile ad un eclisse orizzontale, e la luce arrossata che colorerà la luna proverrà da tutte le albe e tramonti simultanei sulla terra, a causa della rifrazione della luce attraverso l'atmosfera.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-6OVFfxwF-h8/VeRzR3ytoLI/AAAAAAAAA5U/WTJR6DXltTs/s1600/Immagine.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-6OVFfxwF-h8/VeRzR3ytoLI/AAAAAAAAA5U/WTJR6DXltTs/s400/Immagine.png" /></a></div>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/XAqY9dWuAS4" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-27185766454579708602015-08-30T03:18:00.000-07:002015-08-30T03:19:42.547-07:00APOCALISSI ALIENA<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Ormai sono più di 50 anni che ascoltiamo il cosmo in cerca di qualche segnale di vita aliena intelligente, ma fino a oggi nessuno alieno si è mai fatto sentire.
Questo silenzio dovrebbe farci capire che siamo soli nell’universo, siamo davvero l’unica specie intelligente in tutto il cosmo? Eppure c’è un’altra eventualità decisamente angosciante ma che dovrebbe farci riflettere: e cioè che la vita intelligente nasce, sì, su altri mondi, ma poi finisce inevitabilmente per autodistruggersi o essere distrutta per qualche calamità naturale, tipo impatto con una cometa o un grande asteroide.
È un’ipotesi pessimistica e scoraggiante ma non improbabile, magari proprio guardando noi stessi e come stiamo devastando il nostro pianeta che stiamo devastando dopo appena 2,5 milioni di anni che l’abitiamo .
Quindi dei ricercatori hanno pensato bene di indagare la firma chimica di un pianeta con corpi in decomposizione, radiazioni di una guerra nucleare, oppure i detriti di un'esplosione o di un impatto con un corpo celeste di grandi dimensioni, così sapremmo che su un certo pianeta c’è stata la vita ma si estinta per un qualche motivo. Questo tipo di ricerca è stata battezzata SEETI, che è l’acronimo di (Search for Extinct Extraterrestrial Intelligence, ricerca di vita extraterrestre intelligente estinta).
In definitiva questa ricerca non si basa sul trovare la vita nel cosmo, ma la morte, cioè una distruzione su scala planetaria.
Ma c’è anche un altro modo per trovare la vita su altri mondi, decisamente più ottimistica e piacevole.
L'analisi della luce di esopianeti situati in zone lontane della galassia potrebbe indicarci la presenza di piante.
Gli esobiologi potrebbero essere in grado di scoprire la vita aliena cercando il colore che emettono gli eventuali organismi fotosintetici che sono presenti su un pianeta. Magari non troveremmo alieni tecnologici ma questo tipo di ricerca potrebbe portarci a individuare nuovi mondi capaci di ospitare la vita intelligente.
E’ l’idea dell’astrofisica Sventlana Berdyugina, ha detto che: «La fotosintesi che fornisce energia agli organismi viventi partendo dalla luce, è emersa molto presto nell'evoluzione della vita sulla Terra. La capacità di raccogliere e trasformare l'abbondante energia delle stelle, molto probabilmente, si è formata anche in organismi che vivono su esopianeti»
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/to4yimcKkU0" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-yqm5Xwa20y0/VeLYO6M8p6I/AAAAAAAAA5E/MClovMXDQDI/s1600/art-qauz-kosmos-planeta-kamni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-yqm5Xwa20y0/VeLYO6M8p6I/AAAAAAAAA5E/MClovMXDQDI/s640/art-qauz-kosmos-planeta-kamni.jpg" /></a></div>
We address the possibility that intelligent civilisations that destroy themselves could present signatures observable by humanity. Placing limits on the number of self-destroyed civilisations in the Milky Way has strong implications for the final three terms in Drake's Equation, and would allow us to identify which classes of solution to Fermi's Paradox fit with the evidence (or lack thereof).
Using the Earth as an example, we consider a variety of scenarios in which humans could extinguish their own technological civilisation. Each scenario presents some form of observable signature that could be probed by astronomical campaigns to detect and characterise extrasolar planetary systems. Some observables are unlikely to be detected at interstellar distances, but some scenarios are likely to produce significant changes in atmospheric composition that could be detected serendipitously with next-generation telescopes. In some cases, the timing of the observation would prove crucial to detection, as the decay of signatures is rapid compared to humanity's communication lifetime. In others, the signatures persist on far longer timescales. Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-62205212970236543222015-08-28T05:06:00.000-07:002015-08-28T09:13:10.279-07:00COME POTREBBE ESSERE LA VITA ALIENA SU MARTE E TITANO?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
La scoperta di centinaia di esopianeti nella Via Lattea, ha scatenato una turbinio di ipotesi su come potrebbe essere la vita aliena su altri pianeti. In un recente articolo sulla rivista Life, l’astrobiologo Schulze-Makuch prende in considerazione le forme di vita terrestri più estreme facendo un parallelo con gli ambienti di Marte e Titano, luna di Saturno, per ipotizzare come potrebbe svilupparsi la vita simile alla nostra ma su altri pianeti.
Secondo l’astrobiologo è necessario fare le ipotesi anche più azzardate su come potrebbe essere la vita su altri pianeti, in maniera tale da sapere cosa cercare al momento opportuno. Gli organismi che schulze ipotizza sarebbero coerenti con le leggi fisico/chimiche e naturalmente biologiche.
Il primo esempio che schulze prende in considerazione è il coleottero bombardiere che esiste sulla terra. I coleotteri bombardieri hanno un sistema di difesa molto peculiare. Questi piccoli insetti a forma di scarafaggio, quando disturbati, spruzzano dal retro del proprio corpo una sostanza chimica prodotta dalla reazione tra l’idrochinone e il perossido di idrogeno, e lo spruzzo è davvero molto potente oltre che caldissimo, raggiungendo quasi i 100°C .
Schulze ha ipotizzato che "Su altri pianeti, in condizioni di gravità simili a quelle presenti su Marte, un coleottero bombardiere alieno potrebbe usare questo meccanismo generando una spinta tale da farlo spostare fino a 300 metri in aria.
Quindi la vita terrestre, con i suoi strumenti biochimici, potrebbe anche sopravvivere su un pianeta come Marte ovviamente con nuovi e specifici adattamenti all’ambiente.
In primo luogo, gli organismi avrebbero bisogno di un modo per ottenere l'acqua in un ambiente asciutto e molto freddo. Un possibile adattamento potrebbe essere quello di utilizzare una miscela di perossido di idrogeno piuttosto che l'acqua come liquido intracellulare.
Il perossido di idrogeno è un antigelo naturale che aiuterebbe a sopravvivere all’intenso freddo marziano. Oltretutto è anche igroscopico, il che significa che attira naturalmente molecole d'acqua dall'atmosfera.
Durante il giorno, i microrganismi simili a piante sulla superficie marziana, potrebbero effettuare la fotosintesi e arricchire le proprie cellule di perossido di idrogeno. Di notte, quando l'atmosfera è relativamente umida, potrebbero usare il perossido di idrogeno immagazzinato per assorbire acqua dall'atmosfera, simile a come fanno alcune comunità microbiche nel deserto di Atacama.
Ma adesso passiamo a Titano, grazie alla sua maggiore distanza dal Sole, Titano è molto più freddo della Terra. La sua temperatura è in media di -179 gradi celsius. Inoltre, non c'è acqua liquida sulla superficie né anidride carbonica nell'atmosfera. I due composti chimici essenziali per potere dare origine alla vita così come noi la conosciamo.
Se la vita esiste su Titano o un pianeta simile altrove nell'universo, utilizza qualcosa di diverso dall’ acqua come liquido intracellulare. Una possibilità alternativa all’acqua potrebbe essere un idrocarburo liquido come metano o etano. Tali ipotetiche creature userebbero l’ idrogeno al posto dell’ossigeno per farlo reagire con l’acetilene nell'atmosfera e produrre metano invece di anidride carbonica.
Grazie all’ambiente freddo, questi organismi dovrebbero avere cellule enormi e un metabolismo molto lento. Questo potrebbe significare che l’ evoluzione e l'invecchiamento avverrebbe molto più lentamente che sulla Terra, forse aumentando la durata della vita dei singoli organismi in modo significativo.
E di esempi se ne potrebbero ancora fare tanti, è il compito degli astrobiologi a prepararci a come potrebbe essere la vita aliena su altri pianeti. L’argomento è affascinante ma solo la scoperta della vita altrove potrebbe finalmente dare un indirizzo più preciso di come si è sviluppata la vita aliena.
ma dovremo aspettare ancora, a quanto pare.
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/4E29ku9reVs" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
TUTTI I DIRITTI RISERVATI©
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-VmIiJDn6KoI/VeBN-E9TS0I/AAAAAAAAA40/_Wozx12b4UQ/s1600/317844main_PNAS_new_jpg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-VmIiJDn6KoI/VeBN-E9TS0I/AAAAAAAAA40/_Wozx12b4UQ/s640/317844main_PNAS_new_jpg.jpg" /></a></div>
Bizarre creatures that go years without water. Others that can survive the vacuum of open space. Some of the most unusual organisms found on Earth provide insights for Washington State University planetary scientist Dirk Schulze-Makuch to predict what life could be like elsewhere in the universe.
NASA’s discovery last month of 500 new planets near the constellations Lyra and Cygnus, in the Milky Way Galaxy, touched off a storm of speculation about alien life. In a recent article in the journal Life, Schulze-Makuch draws upon what is known about Earth’s most extreme lifeforms and the environments of Mars and Titan, Saturn’s moon, to paint a clearer picture of what life on other planets could be like. His work was supported by the European Research Council.
“If you don’t explore the various options of what life may be like in the universe, you won’t know what to look for when you go out to find it,” said Schulze-Makuch, a professor in the WSU School of the Environment.
Viking-Lander-2-web
The landing site on Mars of Viking Lander 2, which operated on the planet surface for 1,316 days and was turned off in 1980 when its batteries failed. (Photo from Mary A. Dale-Bannister, Washington University in St. Louis)
“We do not propose that these organisms exist but like to point out that their existence would be consistent with physical and chemical laws, as well as biology,” he said.
For example, on Earth, a species of beetle called bombardier excretes an explosive mix of hydrogen peroxide and other chemicals to ward off predators.
“On other planets, under gravity conditions similar to those present on Mars, a bombardier beetle-like alien could excrete a similar reaction to propel itself as much as 300 meters into the air,” Schulze-Makuch said.
While explorers to Mars might find creatures similar to those on Earth, life on a Titan-like planet would require a completely novel biochemistry. Such a discovery would be a landmark scientific achievement with profound implications.
Life on Mars
Earth life, with its unique biochemical toolset, could feasibly survive on a Mars-like planet with a few novel adaptations.
First, organisms would need a way to get water in an environment that is akin to a drier and much colder version of Chile’s Atacama Desert. A possible adaptation would be to use a water-hydrogen peroxide mixture rather than water as an intracellular liquid, Schulze-Makuch said.
Hydrogen peroxide is a natural antifreeze that would help microorganisms survive frigid Martian winters. It is also hygroscopic, meaning it naturally attracts water molecules from the atmosphere.
During the daytime, plant-like microorganisms on a Martian-like surface could photosynthesize hydrogen peroxide. At night, when the atmosphere is relatively humid, they could use their stored hydrogen peroxide to scavenge water from the atmosphere, similar to how microbial communities in the Atacama use the moisture that salt brine extracts from the air to stay alive.
Schulze-Makuch speculates that a larger, more complex alien creature, maybe resembling Earth’s bombardier beetle, could use these microorganisms as a source of food and water. To move from one isolated patch of life-sustaining microorganisms to another, it could use rocket propulsion.
Life on Titan
Due to its greater distance from the Sun, Titan is much colder than Earth. Its surface temperature is on average -290 degrees F. Additionally, there is no liquid water on the surface nor carbon dioxide in the atmosphere. The two chemical components are essential for life as we know it.
If life does exist on Titan or a Titan-like planet elsewhere in the universe, it uses something other than water as an intracellular liquid. One possibility is a liquid hydrocarbon like methane or ethane. Non-water based lifeforms could feasibly live in the liquid methane and ethane lakes and seas that make up a large portion of Titan’s surface, just as organisms on Earth live in water, Schulze-Makuch said.
Titan-Saturn-web
A giant of a moon appears before a giant of a planet undergoing seasonal changes in this natural color view of Titan and Saturn from NASA’s Cassini spacecraft. (NASA Jet Propulsion Laboratory)
Such hypothetical creatures would take in hydrogen in place of oxygen and react it with high energy acetylene in the atmosphere to produce methane instead of carbon dioxide.
Due to their frigid environment, these organisms would have huge (by Earth standards) and very slowly metabolizing cells. The slow rate of metabolism would mean evolution and aging would occur much slower than on Earth, possibly raising the life span of individual organisms significantly.
“On Earth, we have only scratched the surface of the physiological options various organisms have. But what we do know is astounding,” Schulze-Makuch said. “The possibilities of life elsewhere in the universe are even more staggering.
“Only the discovery of extraterrestrial life and a second biosphere will allow us to test these hypotheses,” he said, “which would be one of the grandest achievements of our species.”
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-40749154647092330902015-08-25T02:06:00.000-07:002015-08-25T02:06:37.676-07:00CHI VUOLE UN BIGLIETTO PER MARTE? MISSIONE INSIGHT 2016 <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Ecco, io ho già il biglietto per andare su marte nel 2016, volete venire con me? Bene adesso vi spiego come fare.
la Nasa ha annunciato che nel 2016 un nuovo robot tornerà su Marte, il nuovo rover si chiama InSight, ed è capace di trivellare in profondità il suolo del Pianeta Rosso. Insight avrà telecamere, e una serie di sensori per determinare l'inclinazione dell'asse di rotazione del pianeta e una particolare trivella capace di perforare il suolo marziano fino a circa 500 metri di profondità.
Lo scopo principale del progetto è lo studio del sottosuolo grazie a due strumenti forniti dall'agenzia spaziale francese e da quella tedesca: Questa volta il costo del progetto sembra molto contenuto rispetto ai 2,5 miliardi di Curiosity., infatti costerà solo 425 milioni di dollari .
gli scienziati della Nasa ritengono che Marte sia fondamentale per la comprensione dei processi evolutivi dei pianeti rocciosi del sistema solare: e L'esplorazione in profondità dovrebbe permettere di capire se il nucleo di marte è solido oppure liquido, perché non ha un campo magnetico e come mai il pianeta non mostra un’attività geologica.
Per questa missione la nasa ha proposto anche una divertente iniziativa, dando la possibilità a tutti di inserire il proprio nome fra i dati trasportati dalla sonda InSight verso il Pianeta Rosso. Per spedire il vostro nome su marte c’è tempo fino all’8 settembre. Come fare? Basta collegarsi al link che vi indico nella descrizione del video e compilare il form, così anche voi sarete iscritti nella lista di chi vuole andare su Marte, anche se solo col proprio nome scritto su un chip!
<a href="http://mars.nasa.gov/participate/send-your-name/insight/#New-Flyers">CLIKKA QUI</a>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/GN9RqNt52pM" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-ToqoLO09CiE/Vdwv2ooktRI/AAAAAAAAA4k/nL2Tnm3g8ks/s1600/Immagine.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-ToqoLO09CiE/Vdwv2ooktRI/AAAAAAAAA4k/nL2Tnm3g8ks/s640/Immagine.png" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-46099459587975778792015-08-24T02:59:00.001-07:002015-08-24T03:03:01.403-07:00SCOPERTO TATOOINE IL PIANETA CON DUE SOLI DI STAR WARS - KEPLER-453b <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Un team di astronomi della San Diego State University ha scoperto il decimo pianeta circumbinario, cioè un esopianeta che orbita intorno a due stelle. La scoperta sarà annunciata domani 14 agosto 2015 alla XXIX Assemblea Generale dell’Unione Astronomica Internazionale.
Quindi avremmo scoperto quello che la fantasia di star wars aveva preannunciato con il pianeta immaginario Tatooine , un pianeta che ha due soli nel proprio cielo. E’ una scoperta importante e arriva dopo quattro anni di quella del primo pianeta circumbinario trovato dal telescopio spaziale Kepler .
Si pensava che pianeti di questo questo tipo fossero molto rari o addirittura impossibili da osservare, ma visto che ne abbiamo scoperto ben dieci di esopianeti che orbitano intorno a due stelle ci fa capire che sono abbastanza comuni nella nostra galassia.
L’esopianeta non si chiama Tatoine ma Kepler-453 b, e cade nella fascia abitabile della sua coppia di stelle.
Ormai è sorprendente il numero di esopianeti scoperti all’interno delle fasce di abitabilità e ciò è dovuto da un lato al tipo di stelle osservate da Kepler, in genere simili al nostro Sole, dall’altro alla necessità che il pianeta si trovi a una distanza tale dalla stella affinché la sua orbita risulti essere stabile.
Tuttavia, Kepler-453 b è un gigante gassoso, ed è quindi improbabile che ospiti la vita come noi la conosciamo.
Il team di ricerca ha calcolato che Kepler-453 b ha un raggio pari a 6.2 volte quello della Terra. La massa probabilmente inferiore a 16 masse terrestri. Il pianeta gigante impiega 240 giorni per orbitare intorno alle sue stelle, mentre queste, a loro volta, orbitano una attorno all’altra , beh immaginate che spettacolo poter osservare la danza di due soli nel cielo di questo pianeta
Il sistema si trova in direzione della costellazione della Lira, a circa 1.400 anni luce da noi, e dovrebbe avere 1 e 2 miliardi di anni di età, quindi molto più giovane del nostro sistema solare.
Questa scoperta è stata possibile grazie al lavoro della missione Kepler della NASA, che, sebbene la missione si sia conclusa nel 2013, il telescopio continua ad osservare il cielo e continua a regalarci scoperte sempre più eccezionali. Senza dubbio il lavoro di Kepler terrà gli astronomi impegnati ancora per molti anni.
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/r8PN3CSt2g0" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-k9Nvy4KyHrw/VdrqdgH9TSI/AAAAAAAAA4M/TPAOM6tE9x4/s1600/tatooine.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-k9Nvy4KyHrw/VdrqdgH9TSI/AAAAAAAAA4M/TPAOM6tE9x4/s640/tatooine.jpg" /></a></div>
Like Tatooine in "Star Wars," the newly discovered Kepler-453b has two suns.
And while there are no signs of Jedi or Stormtroopers, the planet sits in the "habitable zone" of its stars. In this case, however, scientists believe Kepler-453b is a gas giant — which rules out life on its surface, but doesn't mean there aren't organisms nearby.
An artist's representation of Kepler-453b. Mark Garlick / markgarlick.com
"It could have moons that are rocky, which means you could have life on the moons in this system," Stephen Kane, one of the astronomy researchers at San Francisco State University who made the discovery, said in a statement on Monday.
A year on Kepler-453b lasts 240 Earth days, during which it orbits two stars, which measure 94 percent and 20 percent the size of our sun.
Researchers will share more details about their discovery Friday at the International Astronomical Union meeting in Honolulu.
This is the 10th "circumbinary" planet — meaning it circles two stars — ever discovered. For the team reviewing data from NASA's orbiting Kepler observatory, timing was everything.
Planets are usually detected as they transit between their sun and Earth, but because of the gravitational pull of its two stars, Kepler-453b is only visible 9 percent of the time. If they had not spotted now, it wouldn't have been visible again until 2066.
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-3287072181017403222015-08-23T12:54:00.000-07:002015-08-23T12:57:21.162-07:00SONDA ALIENA DI FORMA SFERICA CHE VOLA SU MARTE O ILLUSIONE OTTICA? <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
E’ da un po’ che circola in rete la foto di una sfera che sembra volare sul suolo marziano, qualcuno l’ha chiamata con molta fantasia sonda aliena.
L’immagine fa parte di una foto davvero spettacolare di Marte che sul sito NASA è interattiva, per cui potete divertirvi a esplorarla se ne avete voglia. Vi lascio come sempre il link in descrizione. La foto è costituita da 33 immagini del monte Sharp scattate il 10 aprile scorso.
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/T09qdQEFXwI" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-9Lhl9N4683Q/VdokswM0cgI/AAAAAAAAA38/Zzz25MDPhkg/s1600/sfera-su-marte982-505x306_c.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-9Lhl9N4683Q/VdokswM0cgI/AAAAAAAAA38/Zzz25MDPhkg/s400/sfera-su-marte982-505x306_c.jpg" /></a></div>
A possible extraterrestrial probe has been caught on the red planet by the Mars Curiosity Rover.
The object which was snapped near mount sharp has a clear spherical design and also appears to be levitating above the Martian surface.
It would also be logical to assume considering our own interest in this mysterious planet that an advanced alien species could also be sending out robotic probes to various planets throughout the universe.
On the raw NASA image, besides the possible alien sphere, you can also see a strange figure, what appears to be a crouching creature, while next to the creature a kind of statue that shows the head of an animal.The object which was snapped near mount sharp has a clear spherical design and also appears to be levitating above the Martian surface.
It would also be logical to assume considering our own interest in this mysterious planet that an advanced alien species could also be sending out robotic probes to various planets throughout the universe.
On the raw NASA image, besides the possible alien sphere, you can also see a strange figure, what appears to be a crouching creature, while next to the creature a kind of statue that shows the head of an animal.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-59850971883978522092015-08-23T11:41:00.000-07:002015-08-23T12:29:27.531-07:00SCOPERTA UNA SALINA SU MARTE TESTIMONIANZA DI UN MARE SALATO EVAPORATO MILIONI DI ANNI FA, POTREBBE OSPITARE LA VITA?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Un team di ricercatori della University of Colorado ha studiato un’area di 30 km2 nella regione Meridiani planum di Marte ed hanno scoperto che questa zona è ricoperta da uno spesso strato di cloruro di sodio, insomma una enorme salina. Si tratta probabilmente di ciò che rimane di un antico lago, ormai evaporato, esistente sulla superficie di Marte circa 3,6 miliardi di anni fa, periodo in cui il pianeta era abbastanza caldo da poter ospitare vasti bacini di acqua.
Brian Hynek, geologo e astrobiologo della University of Colorado ha detto sbilanciandosi non poco «Se teniamo conto esclusivamente di questo dato, possiamo ipotizzare che le sue acque siano state abitabili per gran parte della sua esistenza».
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-VCUtzniEH5U/VdoTkPY5dcI/AAAAAAAAA3s/wH7mnuWl_Ws/s1600/saltflat_indi_1136x570.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-VCUtzniEH5U/VdoTkPY5dcI/AAAAAAAAA3s/wH7mnuWl_Ws/s400/saltflat_indi_1136x570.jpg" /></a></div>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/tUohaPHzKK8" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<b>inglish version</b>
Researchers at the University of Colorado Boulder examined an 18-square-mile chloride salt deposit (roughly the size of the city of Boulder) in the planet's Meridiani region near the Mars Opportunity rover's landing site.
As seen on Earth in locations such as Utah's Bonneville Salt Flats, large-scale salt deposits are considered to be evidence of evaporated bodies of water.
Digital terrain mapping and mineralogical analysis of the features surrounding the deposit indicate that this one-time lakebed is no older than 3.6 billion years old, well after the time period when Mars is thought to have been warm enough to sustain large amounts of surface water planet-wide.
Planetary scientists believe that the solar system formed approximately 4.6 billion years ago.
'This was a long-lived lake, and we were able to put a very good time boundary on its maximum age,' said Brian Hynek, a research associate at the Laboratory for Atmospheric and Space Physics (LASP) at CU-Boulder and lead author of the study.
We can be pretty certain that this is one of the last instances of a sizeable lake on Mars.'
Based on the extent and thickness of the salt, the researchers estimate that the lake was only about 8 percent as salty as the Earth's oceans and therefore may have been hospitable to microbial life.
'By salinity alone, it certainly seems as though this lake would have been habitable throughout much of its existence,' said Hynek, who is also an associate professor in the Department of Geological Sciences at CU-Boulder and director of the CU Center for Astrobiology.
He noted, however, that other factors such as acidity levels were not included in the scope of the study.
The study was in the journal Geology.
One recent study claims water on Mars was flowing on the planet much more recently than first thought - and experts believe it is likely to appear again relatively soon.
Observing gullies on the surface, researchers found that melting snow and ice could cause brief flows to move across the planet.
This was due to a favourable tilt of Mars just 500,000 years ago, and a similar tilt will occur again in 140,000 years.
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-90576946173912635292015-08-23T09:00:00.000-07:002015-08-23T12:45:19.285-07:00I VERMI CHE SEMBRANO ALIENI CHE ABBIAMO SOTTO LA PELLE<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Lasciate un attimo da parte il senso di ripulsione per questa notizia e cercate invece di coglierne l’aspetto naturalistico e di come la natura straordinariamente non faccia mai niente a caso.
Vedete questi strani e un po’ inquietanti animaletti dall’aspetto alieno? Bene, sono acari e vivono tranquillamente sulla nostra faccia. Praticamente questi parenti dei ragni e delle zecche dimorano nella nostra pelle, nei pori, nei follicoli piliferi dove vivono a testa in giù e sguazzano allegramente nel sebo delle nostre ghiandole sebacee.
Adesso però non correte allo specchio a controllarvi il viso, questi animali sono molto piccoli dell’ordine di 0,3-0,5 mm, oltre a essere trasparenti e quindi difficilmente visibili, infatti le immagini che vi propongo sono state realizzate con l’ausilio di microscopi elettronici.
Lo so che è difficile da credere ma il Demodex, questo il nome dell’acaro in questione, è presente sui volti di ognuno di noi, nessuno escluso. Ve ne possono essere da alcune centinaia a qualche migliaia, il numero varia da soggetto a soggetto e a secondo l’età.
Non sono dei parassiti ma vivono in simbiosi con noi fin dalla notte dei tempi e gli studiosi cercano di capire che tipo di relazione possa legare l’essere umano a questi animaletti così inquietanti.
Naturalmente non mancano le ipotesi, c’è chi ritiene che si nutrano dei batteri della nostra pelle, altri che mangino le cellule morte e ancora c’è chi pensa che si nutrano dei grassi delle ghiandole sebacee.
Ulteriori studi sui Demodex potrebbero chiarire alcuni particolari della nostra evoluzione, dato che viene ritenuto possibile che il nostro sistema immunitario si sia evoluto anche grazie a questi acari E forse la loro presenza su di noi potrebbe aver dato il via ad una risposta immunitaria che ha migliorato la nostra salute e le capacità di reazione del sistema immunitario.
Generalmente non sono pericolosi per l’uomo, non creano né danni ne fastidi, ci sono pochissime patologie legate ai Demodex, l’acne rosacea (nota anche come couperose) è una di queste. L’acne rosacea è una dermatosi che colpisce la parte centrale del viso manifestandosi attraverso eritema, e lesioni infiammatorie simili a quelle prodotte dall’acne volgare. Grazie ad una ricerca del 2012, i Demodex sono coinvolti nell’acne rosacea ma non ne sono la causa, che invece va ricercata nei cambiamenti che la nostra pelle subisce con il passare del tempo e con l’esposizione agli agenti atmosferici.
Una cosa è certa, qualunque precauzione volessimo prendere non riusciremmo mai a liberarci di loro. Esistono infatti delle terapie per uccidere i Demodex ma non sono risolutive, dopo poco tempo ritornano a nidificare sul nostro viso. Basta pensare che questi acari si attaccano a noi quando entriamo in contatto con altre persone, dai cuscini, lenzuola e a nostra volta li trasmettiamo agli altri. Facciamocene quindi una ragione,sono con noi da migliaia di anni e non hanno alcuna intenzione di lasciarci.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-R-xvQVsSxJ0/Vdnt0K04wgI/AAAAAAAAA3c/MBvjvirNQdk/s1600/demodex-folliculorum.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-R-xvQVsSxJ0/Vdnt0K04wgI/AAAAAAAAA3c/MBvjvirNQdk/s400/demodex-folliculorum.jpg" /></a></div>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/NsvcZhgfggU" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
Think of all the adults you know. Think of your parents and grandparents. Think of the teachers you had at school, your doctors and dentists, the people who collect your rubbish, and the actors you see on TV. All of these people probably have little mites crawling, eating, sleeping, and having sex on their faces.
There are more than 48,000 species of mites. As far as we know, exactly two of those live on human faces. While their relatives mostly look like lozenges on spindly legs, face-mites are more like wall plugs—long cones with stubby legs at one end. They don’t look like much, and most of us have never looked at one at all. But these weird creatures are almost certainly the animals we spend the most time with.
They live in our hair follicles, buried head-down, eating the oils we secrete, hooking up with each other near the surface, and occasionally crawling about the skin at night. They do this on my face. They probably do it on yours. A group of scientists led by Megan Thoemmes and Rob Dunn at North Carolina State University found that every adult in a small American sample had face-mites on their faces—something that was long suspected but never confirmed. If you want to find humanity’s best friend, ignore dogs; instead, swab a pore and grab a microscope.
As I wrote back in 2012, the mites were discovered in 1841, but only properly described a year later by German dermatologist Gustav Simon. He was looking at acne spots under a microscope when he noticed a “worm-like object” with a head and legs. Possibly an animal? He extracted it, pressed it between two slides, and saw that it moved. Definitely an animal. A year later, Richard Owen gave the mite its name, from the Greek words ‘demo’, meaning lard, and ‘dex’, meaning boring worm. Demodex: the worm that bores into fat. We host two species: Demodex folliculorum (bigger, round-bottomed) and Demodex brevis (smaller, short-bottomed).Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-82374628462878154972015-08-23T03:10:00.000-07:002015-08-24T04:22:02.168-07:00QUATTRO MILIARDI DI ANNI FA FORSE IL PIANETA X ESISTEVA PER DAVVERO<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Mentre la sonda Horizons ha appena terminato la sua visita a Plutone, ecco che si aprono nuovi e affascinanti orizzonti teorici sull’esistenza di un decimo pianeta del nostro sistema solare. Decimo sempre se consideriamo Plutone il nono, anche se è stato declassato a pianeta nano.
La teoria del decimo pianeta o se vi piace chiamarlo pianeta X è di David Nesvorny, astronomo del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado che il 10 agosto scorso ha pubblicato uno studio su astronomical journal, lo scienziato utilizzando dei modelli matematici avrebbe elaborato così la sua teoria.
Nesvorny afferma di aver trovato la prova alla sua intuizione in un gruppo di corpi ghiacciati presenti nella fascia di Kuiper chiamati Kernel, questi corpi celesti hanno fatto scervellare non poco gli astrofisici. Infatti rimangono sempre uniti e orbitano tutti insieme nello stesso piano orbitale. Inoltre, le simulazioni al computer, sembrerebbero escludere che questi frammenti possano appartenere a un corpo celeste che si sia frantumato durante qualche scontro spaziale.
Secondo questa nuova ricerca il Kernel potrebbe essere la prova che il nostro sistema solare è stato sede, oltre che di giove, saturno, urano e nettuno, di un quinto pianeta gigante. Quel pianeta 4 miliardi di anni fa potrebbe essersi scontrato con Nettuno, facendolo saltare dalla sua orbita a quella attuale. Lo scontro avrebbe fatto migrare verso l’esterno i frammenti del primordiale sistema solare con i quali Nettuno si muoveva in sincronia.
Questo ignoto pianeta gigante non si sa che fine abbia fatto, probabilmente sarà uno di quei pianeti vagabondi che si muovono nel cosmo fino a che vengono catturati dall’attrazione gravitazionale di qualche stella.
Nesvorny continua la sua ricerca e a settembre pubblicherà un articolo più dettagliato di questi suoi studi.
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/oAm0NA8agZs" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-7v3liUFUL14/VdmbyrKiAcI/AAAAAAAAA3M/uI8lzC4RYKs/s1600/maxresdefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-7v3liUFUL14/VdmbyrKiAcI/AAAAAAAAA3M/uI8lzC4RYKs/s400/maxresdefault.jpg" /></a></div>
<a href="https://www.newscientist.com/article/mg22730324-500-neptunes-sudden-jolt-could-explain-weird-ring-in-kuiper-belt/"></a>
<a href="http://iopscience.iop.org/1538-3881/150/3/68"></a>
Recent studies of solar system formation suggest that the solar system's giant planets formed and migrated in the protoplanetary disk to reach resonant orbits with all planets inside 15 AU from the Sun. After the gas disk's dispersal, Uranus and Neptune were likely scattered by gas giants, and approached their current orbits while dispersing the transplanetary disk of planetesimals, whose remains survived to this time in the region known as the Kuiper belt. Here we performed N-body integrations of the scattering phase between giant planets in an attempt to determine which initial states are plausible. We found that the dynamical simulations starting with a resonant system of four giant planets have a low success rate in matching the present orbits of giant planets, and various other constraints (e.g., survival of the terrestrial planets). The dynamical evolution is typically too violent, if Jupiter and Saturn start in the 3:2 resonance, and leads to final systems with fewer than four planets. Several initial states stand out in that they show a relatively large likelihood of success in matching the constraints. Some of the statistically best results were obtained when assuming that the solar system initially had five giant planets and one ice giant, with the mass comparable to that of Uranus and Neptune, was ejected to interstellar space by Jupiter. This possibility appears to be conceivable in view of the recent discovery of a large number free-floating planets in interstellar space, which indicates that planet ejection should be common. Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-60404687047410677192015-08-22T03:11:00.001-07:002015-08-23T12:49:21.083-07:00COSTRUITO WORMHOLE IN LABORATORIO, SERVIRA' A VIAGGI EXTRAGALATTICI? <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Sulla celebre e autorevole rivista Nature è stato pubblicato pochi giorni fa un articolo in cui si dice che un team di scienziati ha realizzato in laboratorio un wormhole, un buco di verme che "può trasmettere un campo magnetico da un punto ad un altro dello spazio, attraverso un percorso che è praticamente invisibile". Lo so è una notizia che ci dovrebbe far saltare dalle sedie, potremmo pensare che finalmente siamo sulla strada giusta per poter fare viaggi interplanetari utilizzando i famosi tunnel spazio-temporali.
Come più volte ho detto in altri miei video l'idea dei wormhole è resa possibile in via teorica grazie ad Albert Einstein e Nathan Rosen che si resero conto che la teoria della relatività generale permetteva l'esistenza di "ponti" che avrebbero potuto collegare due punti diversi dello spazio-tempo. L’ incognita di questa teoria è che finora non sono state trovate prove dell'esistenza dei wormhole.
Il dispositivo che è stato costruito da un punto di vista magnetico si comporta come un tunnel spaziale, I ricercatori hanno detto che il nuovo wormohole non è un vero e proprio wormhole, e in pratica si tratterebbe di una macchina che nasconde le onde elettromagnetiche alla vista.
Ciò che ha permesso di concretizzare questa macchina sono i nuovi materiali che abbiamo a disposizione , cioè dei superconduttori.
Usando i superconduttori questo team di ricerca ha progettato un oggetto a tre strati, composto da due sfere concentriche con all'interno una spirale a forma di cilindro. Lo strato interno trasmette essenzialmente un campo magnetico da un capo all'altro, mentre gli altri due nascondono l'esistenza stessa del campo. Ciò che è stato ottenuto è che questo tunnel sposta il campo magnetico da un lato all'altro del cilindro in maniera che il movimento sia invisibile. " il campo magnetico scompare a un'estremità del wormhole per poi ricomparire all'altra estremità del tunnel .
Questa scoperta non ci porterà all’esplorazione della galassia ma sicuramente avrà risvolti pratici qui sulla Terra. Ad esempio si potrebbero portare delle migliorie alle apparecchiature per la risonanza magnetica . Sfruttando questa tecnica il dispositivo potrebbe incanalare un campo magnetico da un punto all'altro, in modo da poter posizionare il paziente lontano dal magnete e non obbligando le persone a stare in una sorta di sarcofago elettronico.
Probabilmente qualcuno di voi resterà deluso, comunque è una scoperta degna di rilievo e speriamo che in futuro possa anche essere perfezionata e finalmente potremo avere a disposizione un wormohole tascabile che ci permetterà di andare a visitare nuovi mondi e nuove galassie.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-OsoL8wrr8V0/VdhKooaCzHI/AAAAAAAAA28/wx1jpVVxTjg/s1600/wormhole-1440x900.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-OsoL8wrr8V0/VdhKooaCzHI/AAAAAAAAA28/wx1jpVVxTjg/s400/wormhole-1440x900.png" /></a></div>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/LjE7WJ78aYY" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
Wormholes are fascinating cosmological objects that can connect two distant regions of the universe. Because of their intriguing nature, constructing a wormhole in a lab seems a formidable task. A theoretical proposal by Greenleaf et al. presented a strategy to build a wormhole for electromagnetic waves. Based on metamaterials, it could allow electromagnetic wave propagation between two points in space through an invisible tunnel. However, an actual realization has not been possible until now. Here we construct and experimentally demonstrate a magnetostatic wormhole. Using magnetic metamaterials and metasurfaces, our wormhole transfers the magnetic field from one point in space to another through a path that is magnetically undetectable. We experimentally show that the magnetic field from a source at one end of the wormhole appears at the other end as an isolated magnetic monopolar field, creating the illusion of a magnetic field propagating through a tunnel outside the 3D space. Practical applications of the results can be envisaged, including medical techniques based on magnetism.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-54739216569036654802015-08-21T03:36:00.000-07:002015-08-21T03:41:45.702-07:00NEWS!! SCOPERTO UN LAGO DI MAGMA DI TRE CHILOMETRI SOTTO I CAMPI FLEGREI! [NOTIZIA DA CONDIVIDERE!]<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
A quanto pare è stato scoperto un enorme lago di magma al di sotto della zona Flegrea di napoli. Ma vediamo bene di cosa si tratta.
Da qualche giorno si ritorna a parlare dei campi flegrei, c’è stato un po’ di allarmismo, e la naturale paura di chi abita queste zone densamente popolate è tornata a farsi sentire.
Ne ho già parlato in diversi miei altri video e vi lascio i link in descrizione per chi volesse saperne di più.
Per chi non lo sapesse invece i campi flegrei sono una vasta caldera di natura vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli; Nella zona sono riconoscibili almeno ventiquattro tra crateri ed edifici vulcanici, con manifestazioni gassose (area della Solfatara) o idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino), nonché sono causa del fenomeno del bradisismo
Negli scorsi millenni la caldera dei Campi Flegrei ha prodotto eruzioni di dimensioni spaventose. Infatti Quello dei Campi Flegrei è il territorio vulcanico più pericoloso d'Europa, in grado di generare eruzioni dalla portata altamente distruttiva. Per questo, l'area è sotto stretta osservazione e monitoraggio costante.
Ed ecco la recente notizia che ha messo in agitazione i napoletani più informati, Grazie ai dati acquisiti dai satelliti Cosmo-SkyMed, e dai ricevitori Gps della rete di sorveglianza geodetica Ingv-Ov, composta da ben 14 sensori sparsi nell’area dei Campi Flegrei”, “è stato possibile scoprire un lago di magma sotto i Campi Flegrei: Questo lago si trova alla profondità di 3000 metri e ha un raggio compreso fra 2 e 3 chilometri. E’ stato generato dalla risalita del magma del vulcano. La sua formazione è la causa del sollevamento del suolo, di circa 10 centimetri, avvenuto nell'area tra il 2012 e il 2013.”.
La notizia è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports, Secondo gli autori dello studio il magma nel lago sotterraneo in teoria, in queste condizioni potrebbe raffreddarsi rapidamente, rendendo meno probabili eruzioni esplosive. Tuttavia, le dinamiche di queste caldere (i Campi Flegrei sono simili all'americana Yellowstone e a Rabaul in Nuova Guinea) sono giudicate imprevedibili dai vulcanologi: "La previsione delle eruzioni vulcaniche nelle caldere presenta spesso difficoltà maggiore rispetto ad altri vulcani.
Non è mia intenzione fare allarmismo ma credo che sia necessario da parte delle autorità politiche locali di informare i cittadini dei rischi e diffondere capillarmente le regole di comportamento in caso di crisi sismica o vulcanica. Non è sufficiente, secondo me, dipingere le zone in questione in aree gialle, verdi e rosse, ma bisogna essere concretamente preparati e informati per limitare i danni.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-Gqmr47FOwDE/Vdb-1nkb-1I/AAAAAAAAA2s/MeO7QtDoVq4/s1600/Pozzuoli_NASA_ISS004-E-5376_modified_names.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-Gqmr47FOwDE/Vdb-1nkb-1I/AAAAAAAAA2s/MeO7QtDoVq4/s400/Pozzuoli_NASA_ISS004-E-5376_modified_names.jpg" /></a></div>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/m6tGf8J_9U8" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
We found the first evidence, in the last 30 years, of a renewed magmatic activity at Campi Flegrei caldera from January 2012 to June 2013. The ground deformation, observed through satellite interferometry and GPS measurements, have been interpreted as the effect of the intrusion at shallow depth (3090 ± 138 m) of 0.0042 ± 0.0002 km3 of magma within a sill. This interrupts about 28 years of dominant hydrothermal activity and occurs in the context of an unrest phase which began in 2005 and within a more general ground uplift that goes on since 1950. This discovery has implications on the evaluation of the volcanic risk and in the volcanic surveillance of this densely populated area.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-48649361068098040722015-08-18T01:45:00.000-07:002015-08-18T01:45:42.421-07:0027 AGOSTO: MARTE GRANDE QUANTO LA LUNA????<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Ci risiamo, ancora una volta sul web si trovano notizie che diventano virali proprio perché così impossibili che sotto sotto ci piacerebbe che fossero vere!
Stavolta si dice che il 27 agosto Marte si avvicinerà alla terra e sarà grande quanto la luna!
Il mio non è un canale che debunka notizie palesemente fasulle, comuqnue cerco sempre di tenere aggiornati gli iscritti su quello che si dice in rete.
Nella fattispecie la notizia risale al 2003 quando Marte, la sera del 27 agosto, si trovò alla distanza minima dalla terra di 56 milioni di chilometri dalla Terra ma, nel 2003 Marte apparve solo come una grande e luminosa stella rossastra.
Il fatto di poter essere grande quanto la luna è solo una enorme sciocchezza. Se Marte si trovasse così vicino, avrebbe con ogni probabilità alterato l’orbita del nostro pianeta e non sarebbe un’esperienza piacevole per noi terrestri. La cosa mi sorprende che ancora oggi, all’avvicinarsi del 27 agosto, la notizia continui ancora a circolare .
Potremmo vedere Marte grande quanto la Luna se fosse osservato attraverso un telescopio da 75 ingrandimenti.
E’ quindi possibile che, nelle varie riproposizioni, questo dettaglio si sia perso. Neanche l’anno 2287 sembra essere casuale: quella è la data approssimativa stimata dagli astronomi per poter osservare un avvicinamento superiore a quello avvenuto nel 2003.
Quindi non avremo il cielo con due lune….per fortuna direi!
<b>GUARDA E CONDIVIDI IL VIDEO PER FARE CHIAREZZA!!</b>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/q54032H7wdk" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-o0VxEwmL49Q/VdLwZs7Vd2I/AAAAAAAAA2c/Wh5OWXH93K8/s1600/11870691_900725573339632_7880391077488848135_nEE.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-o0VxEwmL49Q/VdLwZs7Vd2I/AAAAAAAAA2c/Wh5OWXH93K8/s640/11870691_900725573339632_7880391077488848135_nEE.jpg" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-2406289972803707012015-07-23T10:54:00.001-07:002015-07-23T10:54:31.877-07:00ANNUNCIO NASA, SCOPERTO IL FRATELLO DELLA TERRA - KEPLER 452b<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
La notizia è appena arrivata, poche sono le immagini e poche le informazioni che posso dare, comunque è per me una sorta di anteprima, quindi le notizie in mio possesso ancora non sono dettagliate.
La Nasa ha annunciato di aver trovato un pianeta straordinariamente simile alla Terra, potremmo definirlo il fratello del nostro pianeta, e è in orbita intorno di una stella chiamata kepler 452 nella zona abitabile. Il pianeta, Kepler-452b, è per il 60 per cento più grande della Terra e si trova nella costellazione del Cigno è più vecchio del nostro pianeta ed è a circa 1.400 anni luce dalla Terra. E 'il primo pianeta roccioso di tipo terrestre che si trova nella zona abitabile di una stella come il nostro Sole.
L'esatta natura del pianeta non è nota in particolare, ma la Nasa suggerisce che si tratti di un pianeta roccioso, circa cinque volte più massiccio della Terra, ma la cosa eccezionale è che questo pianeta orbita intorno alla sua stella in 385 giorni. Noi ce ne mettiamo 365, quindi circa il 5% in più.
La Stella è 1,5 miliardi anni più vecchia rispetto alla nostra, e sta ora diventando più calda e luminosa un po’ come farà la nostra stella fra circa un miliardo di anni.
Comunque il pianeta sembra abbia trascorso 6 miliardi di anni nella zona abitabile: più della Terra. È un’opportunità molto importante per consentire alla vita di svilupparsi, naturalmente se dovessero esistere tutte le condizioni necessarie e gli ingrendienti giusti per permettere la vita sul pianeta”, infatti ancora non sappiamo nulla sulla composizione della sua atmosfera.
Il pianeta è così simile alla Terra che il SETI ha deciso di ascolatare segnali che arrivino dalla stella, anche se finora non ha avuto fortuna.
Vi ricordo che i due pianeti più simili alla Terra scoperti sino a ora sono stati chiamati Kepler-438b e Kepler-442b, ma entrambi sono molto più grandi della Terra e orbitano intorno a stelle nane rosse di gran lunga più fredda nostro Sole Tuttavia, sono pianeti rocciosi , e questo è uno dei fattori chiave per i planetologi , infatti i pianeti extrasolari simili alla Terra identificati da Kepler sono quasi tutto allo stato gassoso.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-TOTf97WYOKE/VbEqJbf3V3I/AAAAAAAAA10/CSO0BdEKc8U/s1600/452b_artistconcept_beautyshot.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-TOTf97WYOKE/VbEqJbf3V3I/AAAAAAAAA10/CSO0BdEKc8U/s400/452b_artistconcept_beautyshot.jpg" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-78208792989172348892015-07-23T08:54:00.000-07:002015-07-23T08:54:07.416-07:00LE PRIME IPOTESI SULLE STRAORDINARIE IMMAGINI DI PLUTONE<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Arrivano nuove foto da Plutone e con esse nuovi interrogativi. Vi ricordo che abbiamo visto davvero molto poco e la New Horizons conserva nelle sue memorie ancora il 98% delle foto raccolte.
Nei video precedenti su Plutone avevo già spiegato che la superficie del pianeta nano fosse molto diversa da ciò che ci aspettavamo. In particolare abbiamo visto una zona con montagne alte fino a 3 chilometri e mezzo e quasi del tutto priva di crateri meteoritici. Il che fa pensare che e la superficie sia geologicamente molto giovane risalente a meno di cento milioni di anni fa.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-E0Ghp8vwIaM/VbEN2kggbeI/AAAAAAAAA1k/GGiLXidGQIk/s1600/7-8-15_pluto_color_new_nasa-jhuapl-swri-tn-700x700.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-E0Ghp8vwIaM/VbEN2kggbeI/AAAAAAAAA1k/GGiLXidGQIk/s400/7-8-15_pluto_color_new_nasa-jhuapl-swri-tn-700x700.jpg" /></a></div>
Il mistero adesso è scoprire quale sia la fonte dell'energia necessaria ad alimentare tali attività geologiche. Una prima ipotesi dice che potrebbe essere il calore generato dal decadimento radioattivo di torio e uranio, ma secondo altri studiosi, la natura di questa calore endogeno è da ricercarsi nella relazione sincrona che lega Plutone a Caronte, cioè i movimenti reciproci l’uno intorno all’altro che potrebbe essere il motore che dà energia ai fenomeni geologici sulla superficie di Plutone.
Diamo ora un’occhiata all’area denominata Tombaugh Regio, in onore dello scopritore di Plutone Le immagini ci mostrano una superficie priva di crateri divisa in poligoni irregolari lunghi circa 20 chilometri delimitati da solchi poco profondi. Alcuni di questi solchi contengono del materiale scuro, mentre altri sono interrotti da rilievi .
Si pensa che questi segmenti si siano formati con la contrazione del materiale in superficie oppure come risultato di processi convettivi all'interno dello strato superficiale di ghiaccio di monossido di carbonio, metano e azoto.
Siamo riusciti a dare anche una sbirciata all’atmosfere di Plutone
Gli strumenti di New Horizons hanno osservato che l'atmosfera di Plutone si estende fino ad almeno 1600 km dalla superficie. E c’è anche una notizia sorprendente,
Alcuni dettagli delle foto suggeriscono addirittura che sulla superficie del pianeta possano soffiare dei venti.
Siamo solo all’inizio infatti mancano ancora sei foto, poi, fino al 14 Settembre, la sonda sarà impegnata a trasmettere i dati degli strumenti a bassa velocità mentre la trasmissione delle fotografie riprenderà il 14 Settembre.
Insomma l’avventura alla scoperta di questo nuovo mondo è appena iniziata!
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/h2ZAqxpJzlI" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-40153955034519554452015-07-23T08:50:00.001-07:002015-07-23T08:50:30.837-07:00 VITA ALIENA: PROGETTO PRESENTATO DA STEPHEN HAWKING - BREAKTHROUGH INITIATIVE<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Per il prof. Stephen Hawking la vita intelligente nell’universo esiste con certezza e oltretutto potrebbe già sapere che ci siamo anche noi. Hawking dice che “Da qualche parte nel cosmo, forse, la vita intelligente potrebbe già vedere le luci dalle nostre parti, consapevoli del loro significato. Cioè che ci siamo vivi e intelligenti.”
Ebbene un miliardario russo, Yuri Milner, ha appena annunciato, nel corso di una conferenza a cui ha partecipato anche Stephen Hawking, che ha intenzione di investire 100 milioni di dollari nei prossimi dieci anni “per la ricerca di segnali provenienti da civiltà aliene”. La notizia è straordinaria e sta facendo il giro del mondo in queste ore, venendo pubblicata anche su scientific american.
Il progetto “Breakthrough Initiatives”, presentato alla Royal Society di Londra, coprirà un arco di 10 anni e ascolterà i segnali trasmessi da un milione di stelle, quelle più vicine alla Terra.
Questa dovrebbe essere la più grande ricerca scientifica mai intrapresa per la ricerca di segni di vita aliena. Ciò sarà possibile usando due dei telescopi più potenti del mondo, il Green Bank Telescope in West Virginia e il Parkes nel New South Wales, in Australia.
Il programma prevede un controllo di un milione di stelle vicine alla Terra. Esaminerà il centro della nostra galassia e l'intero piano galattico. Al di là della Via Lattea, sarà in ascolto dei messaggi da 100 galassie vicine alla nostra. Si analizzerà una settore di cielo 10 volte maggiore rispetto ai programmi precedenti, scansionando cinque volte di più lo spettro radio in maniera 100 volte più velocemente. Il programma darà vita a grandi quantità di dati e saranno tutti aperti al pubblico.
Sarà bandito anche un concorso internazionale per creare messaggi che rappresentino il pianeta Terra e la sua umanità, un modo per conoscere i possibili linguaggi della trasmissione interstellare e per stimolare la discussione globale sulle questioni etiche e filosofiche della comunicazione con la vita aliena oltre la Terra.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-Afg3hr9TEIs/VbENDrMrcoI/AAAAAAAAA1c/DlKTnIx8jIE/s1600/2AB2345200000578-3168066-image-a-4_1437394100732.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-Afg3hr9TEIs/VbENDrMrcoI/AAAAAAAAA1c/DlKTnIx8jIE/s400/2AB2345200000578-3168066-image-a-4_1437394100732.jpg" /></a></div>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/PEg6btWP8cQ" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-84579067516017270132015-07-23T08:45:00.003-07:002015-07-23T08:46:32.791-07:00LA DARPA VUOLE TERRAFORMARE MARTE CON MICRORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI - TERRAFORMING MARS -<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
La (DARPA), agenzia pubblica statunitense impegnata nella ricerca tecnologica, sta iniziando a progettare un processo di terraformazione di Marte e questo dovrebbe avvenire tramite l’invio sul pianeta di microorganismi geneticamente modificati, forme di vita microscopiche che sarebbero capaci di ricreare sull’inospitale ambiente marziano un posto che abbia le caratteristiche giuste per ospitare forme di vita, e quindi adatto anche agli esseri umani.
E’ evidente da sempre la somiglianza tra Marte e la Terra, e quindi il pianeta rosso sembra il candidato ideale per un primo passo di colonizzazione del sistema solare. Però Marte, così com’è, non è adatto a ospitare la vita e quindi andrebbe prima modificato per permettere a colonie umane di vivere sulla sua superficie. Questo processo fantascientifico è chiamato appunto terraformazione.
La terraformazione di Marte dovrebbe, in primis, prevedere un riscaldamento dei poli. Per arrivare quindi ad un riscaldamento di tutto il pianeta, quindi si dovrebbe far sì che nell’atmosfera ci sia la giusta quantità di ossigeno e che possa trattenere il calore similmente a quello che succede sulla Terra.
Il progetto della DARPA prevede un software che sarebbe in grado di mappare genomi dei microrgansimi, gli scienziati potrebbero selezionare e scegliere geni per poi combinarli a creare una nuova forma di vita microbica.
Questi microrganismi potranno essere utilizzati in vari ambienti inospitali, moltiplicandosi rapidamente e in maniera esponenziale, in modo che possano modificare la natura di Marte .
Su lungi periodi, potrebbero così prosperare su Marte ambienti vegetali e quindi di foreste le quali farebbero aumentare il processo di creazione di ossigeno e di un’atmosfera simile a quella terrestre.
Non tutti gli scienziati però concordano che far rinascere la vita marziana sia una ragione sufficiente per intraprendere un progetto così costoso e a lunghissimo termine.
Ci vorrebbero 40.000 anni per produrre l’ossigeno. E’ un’impresa che si fa fatica a pensare realizzabile. Pertanto non ci rimarrebbe che terraformare il pianeta per le piante, e dobbiamo chiederci se ne valga davvero la pena”.
Inoltre un tale progetto potrebbe mettere in crisi la ricerca che stiamo effettuando per trovare vita autoctona su Marte, mandando dei microrganismi geneticamente modificati, comunque di origine terrestre, potremmo creare una grande confusione e non riuscire più a capire se su Marte ci sia stata o meno la vita. Per non parlare, inoltre, del fatto che i microrganismi terrestri potrebbero incrociarsi con i presunti microbi marziani e dare origine a nuovi microbi che non saremmo in grado di controllare o di prevederne i comportamenti.
Il dibattito è aperto e se ne discute molto, voi cosa ne pensate?
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/Pe36o9GDRbs" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-B_pV8X5XS7g/VbEMJZZk-cI/AAAAAAAAA1Q/Ds6LUHi91PE/s1600/exoplanet.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-B_pV8X5XS7g/VbEMJZZk-cI/AAAAAAAAA1Q/Ds6LUHi91PE/s400/exoplanet.jpg" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-12138907494708342412015-07-23T08:44:00.000-07:002015-07-23T08:44:06.741-07:00UNA STRANA NEBBIA SI SOLLEVA DALLA MACCHIE BRILLANTI DI CERERE<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Chi segue il mio canale Ricorderà sicuramente i miei video sulle macchie brillanti sulla sua superficie, ora c’è una notizia comunicata nell'ultima conferenza stampa dal centro di controllo della missione. La sonda dawn nasa ha osservato un sottile strato di nebbia formarsi sopra le famose macchie bianche Le macchie luminose danno luogo anche a una specie di atmosfera lattiginosa sopra il cratere che le ospita.
Già anni fa, il telescopio spaziale Herschel aveva documentato una nube di vapore sopra la superficie di Cerere. Ma ancora prima delle osservazioni di Herschel, si sospettava che Cerere fosse costituito da almeno il 25% di acqua allo stato liquido rinchiusa in un oceano sotterraneo.
La foschia è stata vista proprio sul cratere Occator, un cratere da impatto di novanta chilometri circa che contiene una serie di macchie brillanti che all’inizio si pensava che fossero due, ma poi uno si è rivelato essere composto da più punti luminosi.
Le ipotesi più probabili per spiegare la natura delle macchie erano che si trattasse di depositi di ghiaccio o di sale.
La scoperta dello strato di foschia sembra spingere in direzione della teoria del ghiaccio, che, sublimando, causerebbe delle nubi evanescenti di vapore acqueo.
Gli scienziati, comunque, studiando le dimensioni e la loro distribuzione sulla superficie di Cerere e sono già stati in grado di escludere la teoria che le macchie luminose fossero materiale scavato da impatti meteoriti. E questo significherebbe che la loro origine è dovuta a qualche processo endogeno di Cerere.
Per avere la conferma definitiva sulla natura delle macchie luminose bisognerà aspettare che lo spettrometro di Dawn torni completamente operativo. Infatti lo strumento, ha avuto qualche problema tecnico che speriamo venga presto risolto.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-4Uw2lEFxwjM/VbELjidc9YI/AAAAAAAAA1I/Oh2J4WmCrpo/s1600/index.php.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-4Uw2lEFxwjM/VbELjidc9YI/AAAAAAAAA1I/Oh2J4WmCrpo/s640/index.php.jpg" /></a></div>
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/YQshaGvDBLw" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-56808696079082672642015-07-23T08:10:00.000-07:002015-07-23T08:11:37.334-07:00LA NASA OGGI FARA' UN'IMPORTANTE COMUNICAZIONE SU UN PIANETA SIMILE ALLA TERRA<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Alle 18 di oggi (ora italiana), la NASA farà un importante annuncio riguardante la missione Kepler, che da anni scruta il cosmo alla ricerca di pianeti simili alla Terra. La conferenza stampa nella quale verrà dato l'annuncio sarà trasmessa in streaming, potrete seguirla tramite il viewer inserito in questo articolo.
"Il primo esopianeta orbitante intorno ad una stella come il nostro Sole è stato scoperto nel 1995", spiegano dalla NASA. "Gli esopianeti, in particolare i piccoli mondi delle dimensioni della Terra, appartenevano al regno della fantascienza appena 21 anni fa. Oggi, migliaia di scoperte più tardi, gli astronomi sono sul punto di trovare qualcosa che la gente ha sognato per anni: un'altra Terra".
<a href="http://www.nasa.gov/news/media/newsaudio/index.html">http://www.nasa.gov/news/media/newsaudio/index.html</a>
Nel caso non bastasse questo stringato ma altisonante comunicato a sottolineare l'importanza della scoperta che verrà annunciata, sarebbe comunque sufficiente dare un'occhiata a chi saranno i partecipanti alla conferenza stampa delle 18: accanto a John Grunsfeld, amministratore associato NASA per le missioni scientifiche, siederanno il responsabile dell'analisi dei dati di Kepler, Jon Jenkins, ed anche Jeff Coughlin, uno dei principali ricercatori del SETI Institute, l'organizzazione che dal 1960 si occupa della ricerca di vita intelligente extraterrestre.
Ma soprattutto ci sarà il "padre" della ricerca di pianeti esterni al Sistema Solare, ossia l'astronomo svizzero Didier Queloz: nel 1995, all'età di appena 29 anni, Queloz scoprì (insieme a Michael Mayor) 51 Pegasi b, il primo esopianeta ad essere individuato nella storia dell'astronomia. Il suo lavoro permise di raffinare le tecniche che ancora oggi permettono di individuare corpi celesti che orbitano intorno ad altre stelle.
Operante sin dal maggio 2009, all'inizio di quest'anno il telescopio Kepler ha individuato il suo 1.000° esopianeta. Alcuni fra questi corpi celesti si trovano in quella che in gergo viene definita la "Zona Riccioli d'Oro" delle loro stelle, ossia una parte dello spazio nella quale le temperature non sarebbero né troppo alte né troppo basse per permettere la nascita della vita.
Per la precisione, la zona abitabile circumstellare (in inglese Circumstellar Habitable Zone, o CHZ) in astronomia indica l'area intorno ad una stella nella quale un corpo celeste potrebbe potenzialmente avere acqua allo stato liquido sulla superficie e di conseguenza, sempre potenzialmente, ospitare la vita. I requisiti necessari a calcolare l'ampiezza della zona abitabile sono basati sull'unico pianeta dell'universo sul quale, al momento, è stata trovata la vita: la Terra. La stessa cosa avviene ovviamente anche per dimensione e massa del corpo celeste in questione.
Non è la prima volta che viene annunciata la scoperta di quello che potrebbe essere un pianeta gemello della Terra: il candidato più credibile ad essere un corpo celeste simile alla nostra casa è stato scoperto ad aprile del 2014. Si tratta di Kepler-186f, un pianeta della costellazione del Cigno, a circa 500 anni luce di distanza da noi. Ad ogni modo, in questi casi è sempre bene precisare come dire che un corpo celeste abbia caratteristiche apparentemente simili alla Terra e che sia quindi potenzialmente in grado di ospitare la vita è molto diverso dal dire che quel corpo celeste ospiti sicuramente forme di vita extra-terrestre.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-eG-WfDN-vNU/VbED5b1mY-I/AAAAAAAAA04/3jc2CF66kEs/s1600/exoplanet.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-eG-WfDN-vNU/VbED5b1mY-I/AAAAAAAAA04/3jc2CF66kEs/s400/exoplanet.jpg" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-23474779803039691502015-07-16T03:19:00.000-07:002015-07-16T03:19:14.150-07:00LE PRIME IPOTESI SULLE STRAORDINARIE IMMAGINI DI PLUTONE <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Finalmente l’attesa è stata ripagata e siamo riusciti a vedere la superficie di Plutone!
Le foto de corpo celeste sono davvero straordinarie e spero che possano restituirgli la dignità di Pianeta.
La foto è solo un fotogramma di una regione molto più vasta e è stata ripresa 1 ore e mezza prima del massimo avvicinamento, cioè quando la news horizons era a 770.000 km di distanza, quindi dovremo aspettarci foto ancora più dettagliate e eccezionali, dato che la sonda ha raggiunto come distanza minima da Plutone i 12.500 km.
La zona fotografata in dettaglio è come un letto roccioso di ghiaccio d'acqua. Con metano e azoto ghiacciato che ricoprono gran parte della superficie di Plutone, ma c’è da precisare che questi composti non sono abbastanza resistenti per dare origine a delle montagne, mentre il ghiaccio d'acqua alle bassissime temperature di Plutone può essere considerato quasi resistente come una roccia.
Dalle prime analisi di queste immagini di Plutone si è potuto concludere che queste formazioni sono piuttosto recente e risalirebbero a 100 milioni di anni, ben poca cosa rispetto ai 4 miliardi e mezzo di anni del nostro Sistema Solare, infatti ci sono pochi crateri da impatto. I rilievi raggiungono gli oltre 3 chilometri di altezza e sembra che siano ancora in fase di formazione. In definitiva si può affermare che "Si tratta di una delle superfici più giovani che abbiamo mai visto nel Sistema Solare"
Nell’esplorazione del nostro sistema infatti abbiamo rinvenuto simili caratteristiche solo su Europa, Encelado,Ganimede, cioè sulle lune dei pianeti giganti, dove le maree gravitazionali riscaldano e modellano la superficie.
Plutone però ha intorno corpi troppo piccoli per originare un effetto mareale che possa riscaldarlo, quindi ci si chiede da dove e da cosa possa prendere calore.
Quindi si può dedurre che non c'è bisogno del riscaldamento mareale di un corpo molto grande per avere una geologia attiva sui corpi transnettuniani .facendo delle ipotesi si potrebbe pensare che il calore necessario risieda nel decadimento di radioattivo oppure nel calore residuo formatosi quando Plutone ha avuto un drammatico impatto che ha originato Caronte.
Durante la conferenza del team è stata presentata anche una mappa del metano di Plutone e si è visto che nel polo nord il ghiaccio di metano è diluito in una spessa lastra trasparente di ghiaccio di azoto che mostra un forte assorbimento della luce infrarossa", Diversa è invece la situazione nelle zone equatoriali più scure, dove il metano ghiacciato ha forti assorbimenti infrarossi che indicano una struttura molto diversa:
Anche il satellite Caronte rivela incredibili dettagli. Una zona di frattura di circa 1000 km che probabilmente è il risultato di processi endogeni attivi. Mentre In alto a destra, è visibile un canyon profondo dai 7 ai 9 chilometri. E anche su Caronte mancano crateri da impatto: e questo testimonierebbe una giovane superficie formata di recente. Il polo nord è coperto da una macchia scura dal confine esteso e non definito, che è stata chiamata Mordor, forse uno strato di qualche tipo di composto che ricopre le strutture sottostanti.
Naturalmente restiamo in attesa di nuove e più dettagliate immagini nelle prossime settimane che potranno senza dubbio dirci qualcosa di più.
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/h2ZAqxpJzlI" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-Edc4nK4y0GI/VaeFD4AXvNI/AAAAAAAAA0g/CnmG3Zb7mGA/s1600/nh-plutosurface.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-Edc4nK4y0GI/VaeFD4AXvNI/AAAAAAAAA0g/CnmG3Zb7mGA/s640/nh-plutosurface.png" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-RjbnIQn6f4I/VaeFD2E15YI/AAAAAAAAA0c/AABYTCn7GfE/s1600/nh-charon.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-RjbnIQn6f4I/VaeFD2E15YI/AAAAAAAAA0c/AABYTCn7GfE/s640/nh-charon.jpg" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-59794367479036813042015-07-15T13:26:00.000-07:002015-07-15T13:26:02.098-07:00NEWS! NEWS! MONTAGNE DI GHIACCIO E ROCCIA SU PLUTONE! <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Le prime e eccezionali immagini in HD della superficie di Plutone.
Pochi segni di crateri indicano che le montagne (alte anche 3.500 mt) sono piuttosto recenti.
I rilievi sono costituiti da roccia e ghiaccio e testimoniano un'attività tettonica su Plutone.
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/ZmC1HouU0ZI" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-H8oIWmNRqnA/VabA9ly651I/AAAAAAAAA0I/irYRW13Bop0/s1600/nh-plutosurface%2B%25281%2529.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-H8oIWmNRqnA/VabA9ly651I/AAAAAAAAA0I/irYRW13Bop0/s640/nh-plutosurface%2B%25281%2529.png" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-VoAZoOSEEJ4/VabA1303zPI/AAAAAAAAA0A/1xNqVh3wwtY/s1600/nh-pluto-surface-scale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-VoAZoOSEEJ4/VabA1303zPI/AAAAAAAAA0A/1xNqVh3wwtY/s640/nh-pluto-surface-scale.jpg" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1222173284502966279.post-89330114038856324812015-07-14T14:06:00.000-07:002015-07-14T14:06:34.805-07:00IL SOLE SI SPEGNE IL 2030...E LA CATASTROFE E' SERVITA!! <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br /></div>
Da qualche giorno sta circolando una notizia resa inquietante dai soliti catastrofisti della domenica che spesso fanno un cattivo servizio alla scienza. Parlo di articoli riguardanti lo spegnimento o morte addirittura del Sole nel 2030. Naturalmente nessun ricercatore ha detto una cosa del genere, per cui ritengo sia giusto divulgare la notizia così com’è senza ricami catastrofici.
Secondo l’astrofisica Valentina Zharkova nel 2030 l’attività solare calerà del 60%. Lo studio è stato condotto insieme al professor Simon Shepherd della Bradford University, alla dottoressa Helen Popova dell'Università di Stato di Mosca e al dottor Sergei Zarkhov. Naturalmente questo non significa che il sole perderà il 60% del suo calore o della sua luce, ma che l’attività della stella potrebbe calare drasticamente.
Ma vediamo meglio di cosa si tratta.
Lo studio è stato presentato nel corso del National Astronomy Meeting a Llandudno una città del Galles. Bene, Il team ha elaborato un nuovo modello solare, in cui la dinamo che genera il campo magnetico, e quindi il ciclo solare, non è unica, ma doppia: una più in profondità e una più superficiale. Le due dinamo magnetiche hanno cicli di attività molto simili, di circa 11 anni, ma sono leggermente diverse e oscillano tra i due emisferi. Le due dinamo, secondo questi studi, si sfaseranno sempre di più durante il ciclo solare 25, fino a annullarsi quasi completamente nel corso del ciclo solare 26, e questo dovrebbe accadere fra il 2030-2040. Il risultato è la probabile riduzione dell’attività solare, come detto, di oltre il 60%. E ciò potrebbe portare all’ormai famoso minimo di Maunder.
Qualcosa di simile interessò infatti il nostro pianeta tra il 1645 e il 1715 (minimo di Maunder). All’epoca il numero delle macchie solari divenne molto basso, tanto da provocare un drammatico abbassamento delle temperature e il ricoprimento di buona parte del nord Europa di ghiaccio .
Voglio ricordarvi, prima che corriate a fare rifornimento di stufe e caldaie, che lo studio della nostra stella si basa su modelli matematici e che questi modelli vengono elaborati studiando i comportamenti del Sole. Il modello di cui vi ho detto si riferisce a un periodo che va dal 1998 a oggi, 30 anni sono sicuramente un lasso di tempo piuttosto breve per essere certi che sia un modello valido, visto l’età della stella.
<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/P2aoFsvLICU" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-GbsRrsxXgIU/VaV5ynNd1dI/AAAAAAAAAzs/8vhpd4ie8So/s1600/conveyorbelt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-GbsRrsxXgIU/VaV5ynNd1dI/AAAAAAAAAzs/8vhpd4ie8So/s400/conveyorbelt.jpg" /></a></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00709002361688224331noreply@blogger.com0