sabato 12 marzo 2016

IO STO CON DARWIN - CRITICA RAGIONATA ALL'ANTIEVOLUZIONISMO


IO STO CON DARWIN, CRITICA RAGIONATA ALL’ANTIEVOLUZIONISMO “Ricostruire la storia dell’evoluzione umana è un po’ come guardare attraverso il buco della serratura di una stanza e tentare con ciò di capire cosa accade all’interno di tutto il condominio.” Giorgio Manzi Paleoantropologo. L’evoluzione umana non è stata una catena in cui a un anello è seguito il successivo, ma piuttosto è stata un cespuglio di rami, in cui soltanto due milioni di anni fa almeno cinque diverse forme di umani convivevano sulla Terra. La teoria dell'evoluzione delle specie di Charles Darwin, o Darwinismo, è uno dei pilastri della biologia moderna. Tale teoria, che vide nella selezione naturale il motore fondamentale dell'evoluzione della vita sulla Terra, ha trovato un primo riscontro nelle leggi di Mendel sull'ereditarietà dei caratteri nel secolo XIX, e poi, nel XX, con la scoperta del DNA e della sua variabilità. Lacuna importante dell’evoluzionismo darwiniano era la mancanza di un sistema in grado di spiegare la trasmissione ereditaria. Le ricerche di genetica, condotte da Mendel, sebbene contemporaneamente agli studi di Darwin, non erano a quell’epoca ancora note agli scienziati. Il progresso della genetica trovò risposte alle tre domande cui Darwin non seppe mai rispondere (“ la nostra ignoranza delle leggi della variazione è profonda”): 1. Come sono trasmesse le caratteristiche ereditarie 2. Perché non si mescolano nella progenie le diverse caratteristiche genetiche 3. In che modo si origina la variabilità sulla quale agisce la selezione naturale. L’unione della nuova genetica di Mendel alle teorie di Darwin è definita Teoria sintetica dell’evoluzione. Nella visione della teoria sintetica, come unità evolutiva non viene considerato l’individuo, bensì la popolazione: l’evoluzione ha luogo nel pool genico, che riunisce tutti i geni e gli alleli di una popolazione o di una specie. Con lo sviluppo della biologia molecolare, a partire dagli anni Sessanta, la scala secondo cui mettere alla prova le nuove teorie ha raggiunto le dimensioni delle singole molecole proteiche e una grande quantità di dati ha confermato la sintesi moderna anche a livello molecolare. Ma cosa significa evoluzione? Evoluzione significa cambiamento, un cambiamento che può riguardare l'aspetto esteriore, la fisiologia, il comportamento di un organismo e sicuramente il suo patrimonio ereditario, tra diverse generazioni. Invece, cambiamento non significa necessariamente evoluzione: un organismo può cambiare durante la sua crescita, ma in questo caso non evolve in senso darwiniano. Infatti, i fenomeni evolutivi non riguardano il singolo organismo, ma la sua discendenza. Perché un organismo dovrebbe evolvere? I principali artefici dell'evoluzione sono il cambiamento delle condizioni ambientali nel corso del tempo e la variazione genetica casuale. La variabilità costituisce il materiale su cui agisce l'evoluzione, mentre la direzione di tale cambiamento viene stabilita dalle condizioni ambientali. Non potendo prevedere né l'uno né l'altro di questi fenomeni, non possiamo nemmeno prevedere il cambiamento futuro. L'evoluzione biologica ha una direzione (imprevedibile) ma non una finalità, il termine "progresso" è avulso dagli studi di biologia evoluzionistica e la grande diversità delle specie viventi è frutto di un cambiamento durante il quale, a partire da un singolo antenato comune, si sono verificate ramificazioni, biforcazioni, vicoli ciechi e modificazioni della stessa linea evolutiva. E sono proprio il cambiamento e la biforcazione delle linee evolutive degli organismi i principali argomenti affrontati dalla biologia evoluzionistica. Altro concetto fondamentale della teoria evolutiva è quello di adattamento. L'adattamento è un termine che si riferisce a quelle proprietà degli organismi che permettono loro di sopravvivere e riprodursi. Gli esempi di adattamento che si possono trovare in natura sono innumerevoli. Occorre tener presente però che non tutte le caratteristiche morfologiche o comportamentali degli esseri viventi possono essere considerate adattative, anche se quelle adattative sono decisamente le più comuni e una spiegazione alla loro presenza deve essere fornita. Nonostante l'evoluzione sia ormai ritenuta un fatto incontrovertibile, può essere utile fornire un ristretto numero di esempi che permettano, anche a chi è completamente digiuno di argomentazioni teoriche, di difendersi dall'ignoranza o dalla malafede. Cercare prove a sostegno dell'evoluzione significa trovare prove scientifiche che una specie si sia evoluta nel corso del tempo e argomentare su questa base contro coloro che sostengono la fissità delle specie. Le prove di questo tipo sono innumerevoli e comprendono prove osservabili direttamente su piccola scala, prove deducibili dalla relazione tra varie strutture (molecolari, o semplicemente morfologiche) presenti nei vari organismi viventi, e prove riscontrabili attraverso lo studio delle documentazioni fossili. PROVE DIRETTE - TESTIMONIANZE FOSSILI - OMOLOGIE - PROVE EMBRIOLOGICHE I PILASTRI SU CUI POGGIA L’EVOLUZIONE LA SELEZIONE NATURALE E LA VARIAZIONE - ORIGINE DELLA VARIABILITÀ LA DERIVA GENETICA - L'ADATTAMENTO – LA SPECIAZIONE (ALLOPRATICA, PARAPRATICA E SIMPRATICA) La microevoluzione si occupa dei cambiamenti che avvengono in tempi brevi nell'ambito di una specie (mutazioni, deriva genetica, selezione naturale). Un esempio molto studiato è la modificazione della farfalla Biston betularia in seguito all'inquinamento. La macroevoluzione si occupa dei grandi cambiamenti che sono avvenuti in tempi lunghi: per esempio, quelli che hanno portato alla diversificazione di gruppi di specie, come la differenziazione dei vertebrati dagli invertebrati o dei mammiferi dai rettili. A un differente livello di organizzazione, oggi si studia anche l'evoluzione molecolare, che cerca le affinità nelle diverse specie delle proteine e del DNA, le molecole più complesse e importanti negli esseri viventi. Tutti questi studi permettono di valutare il grado di somiglianza anche a livello genetico dei diversi organismi e tracciare con sempre maggiore precisione la storia della vita sulla Terra. Gli studi macroevolutivi riguardano invece più specie di organismi. Il primo passo consiste dunque nell’identificare le specie, per poi cercare di comprendere le relazioni che tra esse intercorrono. Per fare questo si possono analizzare le differenze morfologiche che esistono tra le specie, compito svolto dalla sistematica tradizionale. Tuttavia, a fianco di questi metodi classici, le scoperte della biologia molecolare ci consentono di ottenere le sequenze di DNA e determinare così le differenze a livello molecolare tra le specie. Questo permette di misurare in modo assai preciso le distanze genetiche e conseguentemente le relazioni tra gli organismi che si vogliono studiare. Tali relazioni vengono poi riassunte in un “albero filogenetico” che descrive la storia evolutiva delle specie analizzate. Inoltre, le differenze tra sequenze si accumulano in modo lineare nel tempo consentendo così di calibrare un “orologio molecolare”. L’uso di questo “orologio” permette di stimare anche i tempi che hanno caratterizzato una particolare storia evolutiva. Questo metodo è stato applicato con successo a diversi gruppi di organismi. EVOLUZIONE E CREAZIONISMO I CREAZIONISTI Tutt'oggi, nonostante l'enorme mole di studi e di conferme, molte persone ignorano o addirittura avversano la teoria dell'evoluzione. Il caso più lampante è quello del movimento creazionista americano che nega l'esistenza dell'evoluzione e propone una specie di "creazionismo scientifico". Il movimento sembra così influente, se non scientificamente almeno dal punto di vista politico, che alcuni famosi evoluzionisti (S. J. Gould, paleontologo di Harvard, D. Futuyima, biologo evoluzionista dell'Università dello Stato di New York, R. Dawkins, professore di zoologia all'Università di Cambridge) sono stati indotti a scrivere articoli o interi volumi in difesa dell'evoluzione. Ancora una volta, l'importanza e il grande potere interpretativo della teoria dell'evoluzione fanno sì che essa venga considerata un ostacolo, non tanto per le implicazioni biologiche che comporta, ma per il ruolo in cui l'uomo viene relegato e più in generale per le implicazioni filosofiche. Innanzi tutto occorre distinguere tra antidarwinisti e creazionisti. I creazionisti sono coloro che ritengono che il mondo e le specie viventi siano stati creati da entità soprannaturali e non abbiano subito sostanziali modifiche in seguito; in particolare, i creazionisti di tradizione giudaico-cristiana attribuiscono valore letterale al racconto biblico della Genesi, secondo cui il mondo e le specie viventi sarebbero stati creati da Dio così come sono, in sei giorni, circa seimila anni fa. Gli antidarwinisti sono invece tutti coloro che, per motivi vari, criticano la teoria dell’evoluzione così come è stata formulata da Charles Darwin. Quindi i creazionisti sono sicuramente antidarwinisti, ma non tutti gli antidarwinisti sono creazionisti. Il movimento creazionista, piuttosto che estinguersi in modo naturale, di fronte all'avanzata delle evidenze scientifiche a favore di una visione evoluzionistica, sta conoscendo una stagione di inaspettata riscossa: particolarmente diffuso negli Stati Uniti, da qualche tempo sta dando segnali di ripresa anche in Europa e in Italia. i creazionisti hanno tentato di dare vesti scientifiche alla loro credenza, sostituendo il vecchio dogma creazionista con la cosiddetta scienza della creazione, che porterebbe testimonianze oggettive a sostegno della verità biblica. Università e centri di ricerca privati fondati allo scopo, e intellettuali inclini al presenzialismo televisivo, si sforzano di convincere il pubblico che il creazionismo sia una scienza. A tal fine, argomentano facendo ampio uso di deduzioni indebite, salti logici ingiustificati, mal dissimulato principio di autorità e ragionamenti circolari; cadono spesso nell'attacco personale contro l'avversario (chi contesta gli insegnamenti religiosi sarebbe un sostenitore del disordine sociale e dell'immoralità), o nell'equivoco tra fatti e loro interpretazioni etiche (se discendiamo dagli animali, qualcuno potrebbe usare questo argomento per giustificare violenza e crudeltà, quindi è meglio credere che non sia vero). Esistono creazionisti volenterosi e in buona fede che si impegnano a fondo per trovare elementi scientifici a proprio vantaggio: ma questa ricerca, il più delle volte, si limita al tentativo di smontare singoli dettagli dell'evoluzione, o a manipolarli perché si adattino al quadro creazionista, piuttosto che a fornire prove in positivo delle proprie affermazioni. Per quale motivo, se anche si riuscisse a provare che l'evoluzione darwiniana è completamente sbagliata, questo dovrebbe bastare a dimostrare che ha ragione la narrazione biblica? Nessun ragionamento logico, ma solo l'ennesima convinzione dogmatica, implica che esistano queste due sole possibilità. L'ultimo appiglio, quando tutto il resto fallisce, è quello di invocare nuovamente la parità di diritti, appellandosi non più all'idea che "anche il creazionismo sia una teoria scientifica", ma a quella, contrapposta, che anche le visioni scientifiche siano dogmatiche e che "anche l'evoluzionismo sia una religione". Il creazionismo, secondo i suoi critici, non è soltanto un attacco alla biologia evoluzionistica, ma un attacco a tutte le scienze, e al metodo scientifico nel suo complesso. Se i creazionisti avessero ragione, sarebbero errate gran parte delle acquisizioni della cosmologia, dell'astrofisica, della biochimica, della geologia, e di tutte le scienze naturali, discipline che invece hanno dato prova, in misura enorme, di convergere a conclusioni credibili e compatibili tra loro. Si può ricordare inoltre come l'offensiva creazionista rientri in una più generale tendenza alla mobilitazione pubblica di tutti gli ambienti estremisti religiosi, fortemente conservatori, che da qualche decennio ha un impatto non trascurabile sulla politica degli Stati Uniti. Al di là di questo, tuttavia, le correnti cattoliche dichiaratamente antidarwiniste sono sicuramente minoritarie. Nel nostro paese, le obiezioni di matrice religiosa alla visione evoluzionistica provengono in gran parte da ambienti protestanti, da quello dei Testimoni di Geova, o da movimenti religiosi minoritari di origini molto recenti. Altre obiezioni di matrice filosofica giungono dagli ambienti esoterici (tradizionalmente contrari all’evoluzione biologica, perché sostenitori di una visione alternativa di evoluzione spirituale) e da quelli del cosiddetto pensiero controrivoluzionario, che include l’evoluzionismo (insieme al liberalismo laico, al marxismo e alla psicanalisi) tra le numerose ideologie mirate a despiritualizzare il mondo e a sovvertirne i valori: per entrambi, si tratta di punti di vista in polemica generale contro il materialismo, ma non volti a sostenere il creazionismo biblico. In ogni caso, raramente i sostenitori di queste opinioni aspirano a presentarle come scientifiche: piuttosto, affermano di non riconoscere priorità al metodo scientifico, e di non essere interessati a rientrarvi. Gli argomenti che usano i creazionisti sono in genere speciosi e fondati su fraintendimenti (o addirittura bugie) sull'evoluzione, ma il numero e la diversità delle obiezioni possono mettere in difficoltà anche persone ben informate. ancora oggi persistono popolarissime falsità a proposito di come funziona l’evoluzione, senza nemmeno bisogno di andare a scomodare il creazionismo, sia esso quello caricaturale della Terra Giovane o il più raffinato criptocreazionismo dell’Intelligent Design. Ecco alcune delle più diffuse: quante volte le avete lette? E a quante avete creduto? L'evoluzione è solo una teoria. Non è un fatto o una legge scientifica. una teoria scientifica è “una spiegazione ben motivata di alcuni aspetti del mondo naturale che può incorporare fatti, leggi, e ipotesi testate”. Per quanto convalidata, nessuna teoria diventa una legge, che è una generalizzazione descrittiva della natura. Così, quando gli scienziati parlano di teoria dell'evoluzione - o di teoria atomica o di teoria della relatività - non stanno esprimendo delle riserve sulla sua verità. Tutte le scienze si basano spesso su prove indirette. I fisici, per esempio, non possono vedere direttamente le particelle subatomiche e ne verificano l'esistenza guardando le tracce rivelatrici che lasciano nelle camere a nebbia. L'assenza di osservazioni dirette non rende le conclusioni dei fisici meno certe. La marcia del progresso. Cercate evoluzione su Google immagini e osservate i risultati. L’immagine, o meglio, l’icona che domina è una serie di ominidi in fila indiana messi di profilo. Da sinistra verso destra, più ci avviciniamo alla nostra specie, più la postura diventa eretta e i tratti meno primitivi. Questa immagine, nota come La marcia del progresso, è talmente famosa da essere diventata un’icona pop,. La vediamo in ogni sorta di siti, persino di istituzioni scientifiche, ed è approdata anche sul francobollo delle poste italiane dedicato al bicentenario darwiniano del 2009. Eppure l’evoluzione non potrebbe essere più diversa di così. Lasciando da parte lo spinoso problema di quale sia il modo migliore di rappresentare una versione generalizzata del processo evolutivo (un albero? Ma che cresce in quale direzione? E perché?), la marcia del progresso suggerisce un processo continuo di antenato in antenato fino ad arrivare a Homo sapiens, completamente eretto e pronto a prendere possesso del mondo. Si presenta quindi l’evoluzione come finalistica e lineare, quando invece la storia della famiglia umana non potrebbe essere più intricata ed è solo un effetto della contingenza che ai giorni nostri sia presente solo una specie del genere Homo, la nostra. La marcia del progresso è apparsa per la prima volta in un libro di testo del 1965, scritto dall’antropologo Francis Clark Howell e illustrato dal disegnatore Rudolph Zallinger. L’immagine non era stata pensata con quel significato, e il testo allegato era chiaro: alcuni degli ominidi nella serie già allora non erano considerati antenati dell’uomo, ma i memi molto spesso non seguono il destino programmato dai creatori e questa immagine, col suo bagaglio diseducativo e fuorviante, è diventata virale. L’uomo che discende dalla scimmia L’uomo non discende dalle scimmie attuali, né viceversa. Scimmie e uomo hanno invece un antenato in comune. Nel caso degli scimpanzè (Pan troglodytes) e bonobo (Pan paniscus), con i quali condividiamo buona parte delle sequenze genomiche, l’antenato più recente in comune con noi è vissuto, secondo le attuali stime, tra i 4 e gli 8 milioni di anni fa. Questo era senz’altro diverso sia dagli scimpanzè sia dall’uomo, e lo potremmo pure chiamare “scimmia” se non fosse che nel linguaggio comune con questa parola ci si riferisce implicitamente a una specie attuale. A qualcuno non piacerà, ma la realtà è che l’uomo non deriva dalla scimmia perché, più correttamente, l’uomo è una scimmia. 3. L’evoluzione non può avvenire, perché viola il secondo principio della termodinamica La fandonia in questione DICE che, stando al secondo principio della termodinamica, il disordine (entropia) di un sistema può solamente aumentare: l’evoluzione, secondo cui l’ordine aumenterebbe nel tempo (per esempio i viventi tendono a diventare più complessi), non può quindi accadere. Come mai questa sconvolgente rivelazione è presa sul serio solo nella letteratura creazionista, e non dalle riviste scientifiche? Esiste forse un complotto internazionale tra fisici e biologi per impedire che la Verità venga a galla? La realtà è che si tratta ancora una volta di uno trovata in mala fede. Il secondo principio dei creazionisti non è lo stesso che intendono i fisici, ma una sua parodia. In breve, è vero che l’entropia di un sistema può solo aumentare, ma la condizione fondamentale è che il sistema sia isolato, cioè non scambi energia e materia con l’esterno. L’unico sistema realmente isolato è l’Universo stesso: al suo interno l’entropia complessiva aumenta, ma in alcune parti del sistema il disordine aumenta mentre in altre diminuisce, per esempio l’energia che la Terra riceve dal Sole permette un aumento locale di ordine in quegli strani oggetti che chiamiamo esseri viventi. Se fosse vero ciò che dicono i creazionisti, i semi non potrebbero germinare e gli organismi non potrebbe crescere, eppure ci sono prove piuttosto evidenti del contrario. Meno evoluto a chi? Dopo Darwin, l’uomo è tornato ad avere un posto all’interno della natura, invece di esserne il padrone. Eppure il narcisismo umano è tale che i viventi vengono ancora istintivamente classificati secondo una Scala Naturae , ove naturalmente l’uomo occupa le posizioni più elevate. Siccome oggi però siamo tutti antropocentrici ci ritroviamo a dire ad esempio che “i mammiferi sono più evoluti dei rettili”: espressioni come questa non hanno alcun senso scientifico. L’uomo non è “più evoluto” di un insetto o di una patata,: tutti gli organismi oggi viventi sono la manifestazione di un processo evolutivo cominciato circa 4 miliardi di anni fa, e siamo tutti profondamente imparentati. Anelli mancanti La favola degli anelli mancanti di cui gli scienziati sarebbero alla continua ricerca è da sempre una manna per i creazionisti. Dire “anello mancante” avrebbe senso solo se esistesse una catena nell’evoluzione. La teoria dell’evoluzione implica che i fossili possano offrirci (e lo ha fatto ripetutamente) forme di transizione, cioè organismi con caratteristiche intermedie tra un gruppo più antico (per esempio i pesci) e uno più recente (per esempio gli anfibi), ma non è affatto detto che gli esemplari trovati appartengano sempre alle specie progenitrici che sappiamo essere esistite (anche se possiamo immaginare si somigliassero molto). I fossili di transizione aiutano i paleontologi a comprendere sempre meglio l’evoluzione di un certo gruppo, perché permettono di conoscere l’aspetto e il comportamento di alcuni progenitori cruciali, ma nessuno si preoccupa di doverne provare l’esistenza stessa. Purtroppo l’anello mancante è talmente adorato dai media che anche gli scienziati, a volte, si piegano al marketing, come è accaduto nel caso di Ida (Darwinus massillae) fossile di un piccolo primate vissuto 47 milioni di anni fa e presentato in pompa magna come l’anello mancante (con tanto di sito) nell’evoluzione dei primati. L’evoluzione è la sopravvivenza del più forte Non è vero che nell’evoluzione sopravvive il più forte, e nemmeno il più adatto. L’espressione sopravvivenza del più forte, coniata da Herbert Spencer e fatta propria anche da Darwin voleva essere una frase ad effetto per riassumere il processo di adattamento per selezione naturale, ma oggi purtroppo è usata per definire l’evoluzione nella sua totalità, che invece comprende diverse altre forze in gioco. Inoltre, anche limitandosi alla selezione naturale, bisogna specificare che la mera sopravvivenza da sola non basta: ciò che conta è la quantità e la qualità della discendenza L'evoluzione non è scientifica, perché non è verificabile o falsificabile. Fa affermazioni su eventi che non sono stati osservati e che non possono essere ricreati. Questo rifiuto complessivo dell'evoluzione ignora importanti distinzioni che dividono il campo in almeno due grandi settori: la microevoluzione e la macroevoluzione. La microevoluzione guarda i cambiamenti all'interno delle specie nel corso del tempo, le modifiche che potrebbero preludere alla speciazione, l'origine di nuove specie. La macroevoluzione studia come cambiano i gruppi tassonomici al di sopra del livello della specie. I suoi dati provengono spesso dai confronti fra reperti fossili e DNA per ricostruire come possono essere correlati fra loro i vari organismi. Oggi anche la maggior parte dei creazionisti riconosce che la microevoluzione è stata confermata da test di laboratorio (come negli studi su cellule, piante e moscerini della frutta) e sul campo (come negli studi di Grant sull'evoluzione delle forme del becco tra i fringuelli delle Galápagos). Nel corso del tempo la selezione naturale e altri meccanismi - come i cambiamenti cromosomici, la simbiosi e l'ibridazione - possono indurre profondi cambiamenti nelle popolazioni. L'evoluzione potrebbe essere confutata anche in altri modi. Se potessimo documentare la generazione spontanea di una sola complessa forma di vita dalla materia inanimata, allora almeno alcune delle creature che vediamo nei reperti fossili potrebbero aver avuto origine in questo modo. Se apparissero degli alieni superintelligenti che si attribuissero il merito di aver creato la vita sulla terra (o anche di alcune particolari specie), la spiegazione puramente evolutiva sarebbe messa in dubbio. Ma nessuno ha ancora prodotto una simile prova. 5. Darwin rinnegò il suo lavoro sul letto di morte A volte i peggiori nemici possono diventare i migliori alleati. All’inizio del secolo scorso cominciò a circolare la storia dell’evangelista Lady Hope. La donna avrebbe visitato Charles Darwin prima della sua morte nel 1882 e lo scienziato le avrebbe fatto una rivelazione sconvolgente: non avrebbe mai dovuto pubblicare il suo lavoro. Si trattava solo di idee di un giovane immaturo, ma il mondo ne aveva fatto una religione. Secondo il racconto di Lady Hope, Darwin reggeva in mano una Bibbia e le avrebbe parlato di quanto era splendida l’opera del Signore. Da ultimo le chiese di venire il giorno dopo e di usare una casa nel suo giardino per parlare al personale e ai vicini di Gesù Cristo e della salvezza che possiamo trovare in lui. Darwin, agnostico, non solo si sarebbe quindi convertito in punto di morte, ma avrebbe anche rinnegato il lavoro di una vita, affidando questo importante testamento spirituale a una persona praticamente sconosciuta. Tutti i membri della famiglia Darwin dissero che Lady Hope si era inventata tutto, e che la donna non era mai stata presente durante gli ultimi giorni di Charles. C’è anche da chiedersi perché Lady Hope abbia raccontato per la prima volta questa storia ben 33 anni dopo i fatti, nel 1915, a ogni modo la leggenda si diffuse rapidamente. Con qualche decennio di ritardo, oggi persino alcuni tra i più influenti siti creazionisti si sono rassegnati all’evidenza: Darwin è condannato all’Inferno.

sabato 26 settembre 2015

SCOPERTA LA VITA SU MARTE? 28 SETTEMBRE ANNUNCIO NASA


La NASA ha annunciato una conferenza per lunedi 28 settembre alle (17:30 ora. italiana). Parteciperanno al breafing un team di ricercatori di tutto rispetto, Jim Green, direttore di scienza planetaria; Michael Meyer, direttore del Mars Exploration Program; Lujendra Ojha del Georgia Institute of Technology; Mary Beth Wilhelm del NASA’s Ames Research Center ed infine Alfred McEwen, investigatore principale delHiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment), ma questi sono solo alcuni nomi del cast stellare, potremmo dire, che ha richiesto questo incontro. Insomma una notizia che ha messo in fibrillazione tutti coloro che sperano sempre che la NASA, prima o poi, dia l’annuncio ufficiale di aver scoperto la vita su Marte. Sarà questa la volta buona? Ad ogni modo si vocifera che il comunicato potrebbe riguardare le 'colate nere di marte' (recurring slope linae, RSL), che appaiono su l pianeta rosso ogni anno durante le stagioni calde, per poi sparire in quelle fredde. Sono state effettuate molte ricerche su questo tipo di fenomeno. Nel 2011, è stato pubblicato uno studio che ipotizzava che le 'colate nere di marte' potrebbe essere una fuoriuscita di acqua salmastra presente sul pianeta. Naturalmente sono solo ipotesi in cerca di una conferma. Gli studi per trovare le cause della formazione delle 'colate nere di marte' e dell'eventuale presenza di acqua sotto la superficie del Pianeta Rosso è ancora tutto da fare. La ricerca suggerisce che possa esserci una fonte di acqua nel canyon marziano Valles Marineris. Infatti recenti studi hanno provato che 4,5 miliardi di anni fa circa Marte ospitava un immenso oceano di 137 metri di profondità. Forse quello che la NASA dovrà comunicare al mondo riguarderà proprio questo. Comunque L'evento sarà trasmesso in streaming lunedì 28 settembre sul sito ufficiale della NASA.

giovedì 3 settembre 2015

'A CUCCHIARELLA SU MARTE !


Questo non è un video come gli altri del canale, quindi chi ci capita per caso prima di insultarmi desse un’occhiata anche agli altri video… Ne stanno parlando tutti e per questo io non volevo parlarne…però dopo che anche l’istituto nazionale di astrofisica ne ha fatto un video ho pensato di farne uno anche io….ma brevissimo perché non mi va di ripetere le cose che ho già detto in altri miei video sulle anomalie marziane. Ecco la ormai famosa cucchiarella marziana! Dalle mie parti a cucchiarella è un cucchiaio di legno usato tradizionalmente in cucina. Realizzato in un pezzo unico di legno duro, privo di tannino, solitamente di faggio, o in essenze aromatiche come il legno di ginepro, la tradizione vuole che il profumo del legno passi ai cibi rendendoli migliori. E questa volta io non avanzo nessuna ipotesi, fatelo voi ditemi di cosa si tratta con i commenti e guai a chi mette like!

IL MEGALOONTE, ANTICO SQUALO DI 18 METRI!!


https://www.facebook.com/orsocientifico Recentemente il canale satellitare Animal Planet di Discovery Channel ha realizzato un mockumentary, cioè un documentario burla nel quale quello che viene raccontato è tutto rigorosamente inventato, la cui protagonista è un'ipotesi molto cara a romanzieri, cineasti di B-movie e criptozoologi troppo fantasiosi: la sopravvivenza attuale del megalodonte. La creatura in questione era un gigantesco squalo comparso sulla Terra circa 28 milioni di anni fa ed estintosi durante le fine del Pliocene (1,5 milioni di anni fa) del quale, per via del fatto che di norma lo scheletro dei selaci, essendo completamente cartilagineo, mal si presta al fenomeno della fossilizzazione, conosciamo ancora piuttosto poco per quanto concerne la sua morfologia e parentele. Gran parte delle informazioni e congetture paleonotologiche sul suo conto provengono infatti più che altro dai denti, trovati in numero copioso, che possono raggiungere una diagonale di ben 18 centimentri e che di fatto oltre ad avere dato il nome alla specie (megalodon significa "grandi denti"), sono stati all'origine di una serie di notevoli esagerazioni sul suo conto, come ad esempio una dimensione in vita superiore ai 20 o anche 30 metri.

lunedì 31 agosto 2015

28 SETTEMBRE 2015, SETE PRONTI PER LA FINE DEL MONDO?


Lo scorso 15 aprile ha avuto inizio una fase conosciuta come "Tetrade di Sangue". Si tratta di una un ciclo di 4 eclissi totali, senza alcun intervallo di eclissi parziali o penombrali, dove il nostro satellite assume una tonalità ramata a causa della rifrazione della luce. La seconda "Luna di Sangue", o Blood Moon, è imminente e arriverà mercoledì 8 ottobre. La Tetrade completerà il ciclo nel 2015, con le eclissi del 4 aprile e del 28 Settembre prossimi. In Italia sarà visibile solo una delle quattro "Lune di Sangue", la quarta ed ultima. A rendere ancora più mistico l'evento, l'8 ottobre si assisterà al fenomeno noto come selenehelion . il selenehelion si verifica quando il Sole e la Luna eclissata possono essere visti contemporaneamente. Questo raro evento può accadere solo poco prima del tramonto o appena dopo l'alba, ed entrambi i corpi appariranno appena sopra l'orizzonte l'uno opposto all'altro. Questa disposizione porta ad un fenomeno simile ad un eclisse orizzontale, e la luce arrossata che colorerà la luna proverrà da tutte le albe e tramonti simultanei sulla terra, a causa della rifrazione della luce attraverso l'atmosfera.

domenica 30 agosto 2015

APOCALISSI ALIENA


Ormai sono più di 50 anni che ascoltiamo il cosmo in cerca di qualche segnale di vita aliena intelligente, ma fino a oggi nessuno alieno si è mai fatto sentire. Questo silenzio dovrebbe farci capire che siamo soli nell’universo, siamo davvero l’unica specie intelligente in tutto il cosmo? Eppure c’è un’altra eventualità decisamente angosciante ma che dovrebbe farci riflettere: e cioè che la vita intelligente nasce, sì, su altri mondi, ma poi finisce inevitabilmente per autodistruggersi o essere distrutta per qualche calamità naturale, tipo impatto con una cometa o un grande asteroide. È un’ipotesi pessimistica e scoraggiante ma non improbabile, magari proprio guardando noi stessi e come stiamo devastando il nostro pianeta che stiamo devastando dopo appena 2,5 milioni di anni che l’abitiamo . Quindi dei ricercatori hanno pensato bene di indagare la firma chimica di un pianeta con corpi in decomposizione, radiazioni di una guerra nucleare, oppure i detriti di un'esplosione o di un impatto con un corpo celeste di grandi dimensioni, così sapremmo che su un certo pianeta c’è stata la vita ma si estinta per un qualche motivo. Questo tipo di ricerca è stata battezzata SEETI, che è l’acronimo di (Search for Extinct Extraterrestrial Intelligence, ricerca di vita extraterrestre intelligente estinta). In definitiva questa ricerca non si basa sul trovare la vita nel cosmo, ma la morte, cioè una distruzione su scala planetaria. Ma c’è anche un altro modo per trovare la vita su altri mondi, decisamente più ottimistica e piacevole. L'analisi della luce di esopianeti situati in zone lontane della galassia potrebbe indicarci la presenza di piante. Gli esobiologi potrebbero essere in grado di scoprire la vita aliena cercando il colore che emettono gli eventuali organismi fotosintetici che sono presenti su un pianeta. Magari non troveremmo alieni tecnologici ma questo tipo di ricerca potrebbe portarci a individuare nuovi mondi capaci di ospitare la vita intelligente. E’ l’idea dell’astrofisica Sventlana Berdyugina, ha detto che: «La fotosintesi che fornisce energia agli organismi viventi partendo dalla luce, è emersa molto presto nell'evoluzione della vita sulla Terra. La capacità di raccogliere e trasformare l'abbondante energia delle stelle, molto probabilmente, si è formata anche in organismi che vivono su esopianeti»
We address the possibility that intelligent civilisations that destroy themselves could present signatures observable by humanity. Placing limits on the number of self-destroyed civilisations in the Milky Way has strong implications for the final three terms in Drake's Equation, and would allow us to identify which classes of solution to Fermi's Paradox fit with the evidence (or lack thereof). Using the Earth as an example, we consider a variety of scenarios in which humans could extinguish their own technological civilisation. Each scenario presents some form of observable signature that could be probed by astronomical campaigns to detect and characterise extrasolar planetary systems. Some observables are unlikely to be detected at interstellar distances, but some scenarios are likely to produce significant changes in atmospheric composition that could be detected serendipitously with next-generation telescopes. In some cases, the timing of the observation would prove crucial to detection, as the decay of signatures is rapid compared to humanity's communication lifetime. In others, the signatures persist on far longer timescales.

venerdì 28 agosto 2015

COME POTREBBE ESSERE LA VITA ALIENA SU MARTE E TITANO?


La scoperta di centinaia di esopianeti nella Via Lattea, ha scatenato una turbinio di ipotesi su come potrebbe essere la vita aliena su altri pianeti. In un recente articolo sulla rivista Life, l’astrobiologo Schulze-Makuch prende in considerazione le forme di vita terrestri più estreme facendo un parallelo con gli ambienti di Marte e Titano, luna di Saturno, per ipotizzare come potrebbe svilupparsi la vita simile alla nostra ma su altri pianeti. Secondo l’astrobiologo è necessario fare le ipotesi anche più azzardate su come potrebbe essere la vita su altri pianeti, in maniera tale da sapere cosa cercare al momento opportuno. Gli organismi che schulze ipotizza sarebbero coerenti con le leggi fisico/chimiche e naturalmente biologiche. Il primo esempio che schulze prende in considerazione è il coleottero bombardiere che esiste sulla terra. I coleotteri bombardieri hanno un sistema di difesa molto peculiare. Questi piccoli insetti a forma di scarafaggio, quando disturbati, spruzzano dal retro del proprio corpo una sostanza chimica prodotta dalla reazione tra l’idrochinone e il perossido di idrogeno, e lo spruzzo è davvero molto potente oltre che caldissimo, raggiungendo quasi i 100°C . Schulze ha ipotizzato che "Su altri pianeti, in condizioni di gravità simili a quelle presenti su Marte, un coleottero bombardiere alieno potrebbe usare questo meccanismo generando una spinta tale da farlo spostare fino a 300 metri in aria. Quindi la vita terrestre, con i suoi strumenti biochimici, potrebbe anche sopravvivere su un pianeta come Marte ovviamente con nuovi e specifici adattamenti all’ambiente. In primo luogo, gli organismi avrebbero bisogno di un modo per ottenere l'acqua in un ambiente asciutto e molto freddo. Un possibile adattamento potrebbe essere quello di utilizzare una miscela di perossido di idrogeno piuttosto che l'acqua come liquido intracellulare. Il perossido di idrogeno è un antigelo naturale che aiuterebbe a sopravvivere all’intenso freddo marziano. Oltretutto è anche igroscopico, il che significa che attira naturalmente molecole d'acqua dall'atmosfera. Durante il giorno, i microrganismi simili a piante sulla superficie marziana, potrebbero effettuare la fotosintesi e arricchire le proprie cellule di perossido di idrogeno. Di notte, quando l'atmosfera è relativamente umida, potrebbero usare il perossido di idrogeno immagazzinato per assorbire acqua dall'atmosfera, simile a come fanno alcune comunità microbiche nel deserto di Atacama. Ma adesso passiamo a Titano, grazie alla sua maggiore distanza dal Sole, Titano è molto più freddo della Terra. La sua temperatura è in media di -179 gradi celsius. Inoltre, non c'è acqua liquida sulla superficie né anidride carbonica nell'atmosfera. I due composti chimici essenziali per potere dare origine alla vita così come noi la conosciamo. Se la vita esiste su Titano o un pianeta simile altrove nell'universo, utilizza qualcosa di diverso dall’ acqua come liquido intracellulare. Una possibilità alternativa all’acqua potrebbe essere un idrocarburo liquido come metano o etano. Tali ipotetiche creature userebbero l’ idrogeno al posto dell’ossigeno per farlo reagire con l’acetilene nell'atmosfera e produrre metano invece di anidride carbonica. Grazie all’ambiente freddo, questi organismi dovrebbero avere cellule enormi e un metabolismo molto lento. Questo potrebbe significare che l’ evoluzione e l'invecchiamento avverrebbe molto più lentamente che sulla Terra, forse aumentando la durata della vita dei singoli organismi in modo significativo. E di esempi se ne potrebbero ancora fare tanti, è il compito degli astrobiologi a prepararci a come potrebbe essere la vita aliena su altri pianeti. L’argomento è affascinante ma solo la scoperta della vita altrove potrebbe finalmente dare un indirizzo più preciso di come si è sviluppata la vita aliena. ma dovremo aspettare ancora, a quanto pare. TUTTI I DIRITTI RISERVATI©
Bizarre creatures that go years without water. Others that can survive the vacuum of open space. Some of the most unusual organisms found on Earth provide insights for Washington State University planetary scientist Dirk Schulze-Makuch to predict what life could be like elsewhere in the universe. NASA’s discovery last month of 500 new planets near the constellations Lyra and Cygnus, in the Milky Way Galaxy, touched off a storm of speculation about alien life. In a recent article in the journal Life, Schulze-Makuch draws upon what is known about Earth’s most extreme lifeforms and the environments of Mars and Titan, Saturn’s moon, to paint a clearer picture of what life on other planets could be like. His work was supported by the European Research Council. “If you don’t explore the various options of what life may be like in the universe, you won’t know what to look for when you go out to find it,” said Schulze-Makuch, a professor in the WSU School of the Environment. Viking-Lander-2-web The landing site on Mars of Viking Lander 2, which operated on the planet surface for 1,316 days and was turned off in 1980 when its batteries failed. (Photo from Mary A. Dale-Bannister, Washington University in St. Louis) “We do not propose that these organisms exist but like to point out that their existence would be consistent with physical and chemical laws, as well as biology,” he said. For example, on Earth, a species of beetle called bombardier excretes an explosive mix of hydrogen peroxide and other chemicals to ward off predators. “On other planets, under gravity conditions similar to those present on Mars, a bombardier beetle-like alien could excrete a similar reaction to propel itself as much as 300 meters into the air,” Schulze-Makuch said. While explorers to Mars might find creatures similar to those on Earth, life on a Titan-like planet would require a completely novel biochemistry. Such a discovery would be a landmark scientific achievement with profound implications. Life on Mars Earth life, with its unique biochemical toolset, could feasibly survive on a Mars-like planet with a few novel adaptations. First, organisms would need a way to get water in an environment that is akin to a drier and much colder version of Chile’s Atacama Desert. A possible adaptation would be to use a water-hydrogen peroxide mixture rather than water as an intracellular liquid, Schulze-Makuch said. Hydrogen peroxide is a natural antifreeze that would help microorganisms survive frigid Martian winters. It is also hygroscopic, meaning it naturally attracts water molecules from the atmosphere. During the daytime, plant-like microorganisms on a Martian-like surface could photosynthesize hydrogen peroxide. At night, when the atmosphere is relatively humid, they could use their stored hydrogen peroxide to scavenge water from the atmosphere, similar to how microbial communities in the Atacama use the moisture that salt brine extracts from the air to stay alive. Schulze-Makuch speculates that a larger, more complex alien creature, maybe resembling Earth’s bombardier beetle, could use these microorganisms as a source of food and water. To move from one isolated patch of life-sustaining microorganisms to another, it could use rocket propulsion. Life on Titan Due to its greater distance from the Sun, Titan is much colder than Earth. Its surface temperature is on average -290 degrees F. Additionally, there is no liquid water on the surface nor carbon dioxide in the atmosphere. The two chemical components are essential for life as we know it. If life does exist on Titan or a Titan-like planet elsewhere in the universe, it uses something other than water as an intracellular liquid. One possibility is a liquid hydrocarbon like methane or ethane. Non-water based lifeforms could feasibly live in the liquid methane and ethane lakes and seas that make up a large portion of Titan’s surface, just as organisms on Earth live in water, Schulze-Makuch said. Titan-Saturn-web A giant of a moon appears before a giant of a planet undergoing seasonal changes in this natural color view of Titan and Saturn from NASA’s Cassini spacecraft. (NASA Jet Propulsion Laboratory) Such hypothetical creatures would take in hydrogen in place of oxygen and react it with high energy acetylene in the atmosphere to produce methane instead of carbon dioxide. Due to their frigid environment, these organisms would have huge (by Earth standards) and very slowly metabolizing cells. The slow rate of metabolism would mean evolution and aging would occur much slower than on Earth, possibly raising the life span of individual organisms significantly. “On Earth, we have only scratched the surface of the physiological options various organisms have. But what we do know is astounding,” Schulze-Makuch said. “The possibilities of life elsewhere in the universe are even more staggering. “Only the discovery of extraterrestrial life and a second biosphere will allow us to test these hypotheses,” he said, “which would be one of the grandest achievements of our species.”