lunedì 1 giugno 2015

La luce che cura l'amnesia...nei topi ogm !


In topi di laboratorio geneticamente modificati il ricordo di uno stimolo doloroso associato a un certo ambiente può essere inibito e poi riattivato grazie a tecniche di optogenetica. Questo risultato dimostra che nel caso dell'amnesia retrograda i ricordi già consolidati non sono cancellati, semplicemente viene meno la capacità di richiamarli(red) L'amnesia retrograda è un deficit di memoria che riguarda nello specifico ricordi già consolidati di eventi avvenuti prima dell'esordio dell'amnesia stessa. Gli studi non hanno finora chiarito se in questa condizione invalidante le memorie sono state cancellate o se semplicemente viene a mancare la capacità di richiamarle. Ora uno studio effettuato sui topi dai ricercatori del RIKEN Brain Science Institute di Saitama, in Giappone, e pubblicato su "Science" ha dimostrato non solo che nel cervello colpito da amnesia le tracce di vecchi ricordi sono ancora presenti, ma anche che queste tracce possono essere recuperate. Curata con la luce l'amnesia nei topi Rappresentazione artistica di neuroni connessi da sinapsi: le tecniche di optogenetica consentono di "etichettare" le cellule che si attivano durante il consolidamento della memoria di un certo evento (© Viaframe/Corbis) I ricercatori hanno provocato un'amnesia retrograda in un gruppo di topi di laboratorio, somministrando alle cavie anisomicina, una sostanza che inibisce la sintesi di nuove proteine e previene il rafforzamento dei contatti sinaptici, i collegamenti tra neuroni, che è fondamentale per l'immagazzinamento dei ricordi. Dopo aver assunto questa sostanza, i topi non ricordavano di essere stati condizionati dai ricercatori ad aver paura di un certo ambiente in cui ricevevano una debole scossa elettrica a una zampa. Gli stessi topi però erano stati anche modificati geneticamente, grazie a tecniche di optogenetica, "etichettando" con la canalrodopsina, una proteina sensibile alla luce blu, gli specifici neuroni coinvolti nel consolidamento del ricordo dell'esperienza dolorosa. Questa etichettatura ha consentito ai ricercatori, in una fase successiva, di riattivare gli stessi neuroni illuminandolo con un un impulso di luce, facendo recuperare loro il ricordo dell'evento traumatico. Per spiegare in che modo la memoria perduta sia stata recuperata durante la stimolazione luminosa nonostante l'induzione dell'amnesia retrograda, gli autori ipotizzano che codifica e richiamo dei ricordi potrebbero essere controllati da differenti processi. L'anisomicina, evidentemente, ha inibito il richiamo ma non la codifica. "I ricercatori dibattono da decenni sull'origine dell'amnesia retrograda", ha spiegato Susumu Tonegawa autore senior dello studio. "La conclusione del nostro studio è che in questo deficit i ricordi passati potrebbero non essere cancellati, ma semplicemente inaccessibili al processo di richiamo: questi dati sostengono l'idea che i ricordi abbiano una natura fluttuante, e stimoleranno le future ricerche sulla biologia della memoria e su possibili interventi terapeutici per le diverse forme di amnesia". FONTE: lescienze.it