mercoledì 23 febbraio 2011

I TESSUTI

I TESSUTI
               I tessuti sono un insieme di cellule simili specializzate per una specifica funzione. Nei metazoi si riscontrano differenziamento tissutale solo a partire dai celenterati, infatti nei poriferi le cellule sono abbastanza indipendenti le une dalle altre e non sono associate a costituire veri tessuti. Il differenziamento in tessuti, da un punto di vista evolutivo, è un vantaggio, la divisione del lavoro tra le parti del corpo di un pluricellulare comporta un migliore funzionamento dell'organismo. Le parti del corpo sono gli organi che sono costituiti da vari tessuti disposti in modo da compiere una particolare funzione; infatti organi e tessuti si differenziano contemporaneamente durante lo sviluppo embrionale. I tessuti sono costituiti di cellule e di sostanze intercellulari prodotte dalle stesse cellule. In base all'aspetto funzionale distinguiamo quattro grandi gruppi di tessuti animali: tessuti epiteliali, connettivi, muscolari, nervoso.
I tessuti epiteliali  sono costituiti da cellule disposte le une vicine alle altre con funzione di rivestimento, di secrezione e di senso. Ricevono le sostanze nutritizie per diffusione dai capillari del tessuto connettivo col quale sono in intimo contatto. In base alle funzione distinguiamo: epiteli di rivestimento, che rivestono la superficie esterna del corpo e le cavità comunicanti con l'esterno (cavità del tubo digerente, vie urinarie, genitali, ecc.); gli epiteli ghiandolari, costituiscono le parti secernenti delle ghiandole; gli epiteli sensoriali le cui cellule sono modificate per raccogliere stimoli specifici e trasmetterli alle cellule nervose. L'origine di tutti questi tessuti è ectodermica, endodermica (epitelio del tubo digerente, vie respiratorie) mesodermiche (epitelio renale e genitale).
               Gli epiteli di rivestimento hanno funzione di protezione o di assorbimento (intestinale). Sono costituiti da lamine cellulari uni- o pluristratificate adagiate sul connettivo. Tra il connettivo e l'epitelio vi è una sottile membrana basale costituita da fibrille intrecciate e immerse in una matrice mucopolissaccaridica attraverso la quale giungono sostanze nutritizie all'epitelio. In base alla forma delle cellule superficiali, si possono distinguere due varietà epiteliali: pavimentoso e cilindrico. Gli epiteli pavimentosi sono costituiti da cellule fortemente appiattite, come le mattonelle di un pavimento. Sono epiteli pluristratificati (ma anche monostratificati come per gli alveoli polmonari) con cellule appiattite  in superficie e cubiche negli strati profondi, esempio è l'epidermide. Gli epiteli cilindrici sono costituiti da cellule più larghe e alte (epitelio intestinale con microvilli deputati all'assorbimento di sostanze nutritizie). Una varietà è l'epitelio ciliato delle vie respiratorie, le ciglia con movimento coordinato spingono il muco e particelle estranee verso l'alto per ripulire i bronchi. Gli epitleli ghiandolari sono costituiti da cellule che producono e emettono prodotti di secrezione. Derivano sia dai foglietti entodermici che ectodermici, poi si portano in profondità nel connettivo sottostante, costituendo le ghiandole. Le ghiandole sono associate a tessuto connettivo, al sanguigno e al nervoso. Si chiamano ghiandole endocrine se il loro contenuto (ormoni) viene versato all'interno dell'organismo; esocrine se il loro secreto viene versato all'esterno. Le ghiandole endocrine, da un punto di vista morfologico, sono caratterizzate dal rapporto che si stabilisce tra le cellule secernenti e i capillari sanguigni che, dilatandosi, acquistano l'aspetto di sinusoidi. Le cellule delle ghiandole endocrine sono raggruppate in cordoni, in isolotti, o gruppetti. La parte secernente delle esocrine viene chiamata adenomero, che a seconda della loro forma vengono dette tubulari (a forma di tubulo allungato), acinose (sferica, o a più acini) e alveolari (alveolo voluminoso a sacco, salivari). Gli epiteli sensoriali,
le cui cellule si specializzano in rapporto alla funzione sensoriale, per potere raccogliere stimoli e trasmetterli alle fibre nervose. Le cellule dell'organo del Corti e i bottoni gustativi sono di questi tipi. Gli epiteli trasformati sono epiteli in cui le cellule subiscono modificazioni profonde di forma e struttura, ad esempio gli epiteli che formano corna, peli e unghie. Un tipo speciale di epitelio trasformato è quello del cristallino dell'occhio, con cellule allungate e sottili a guisa di fibre trasparenti capace di imbibirsi di acqua. Gli endoteli rivestono internamente i vasi sanguigni e le cavità del cuore, l'origine è mesenchimatica, venivano ascritti fra i tessuti connettivi, sono costituiti da uno strato singolo di cellule appiattite e a contorno frastagliato. I tessuti connettivi assolvono alla funzione meccanica di collegamento, di sostegno e provvedono a scambi nutritizi le parti degli organi. Speciali tessuti connettivi sono il cartilagineo e l'osseo. Nella pelle costituiscono lo strato su cui poggia l'epitelio, si accopagnano ai vasi sanguigni, si interpongono fra i fascetti e le fibre muscolari. I tessuti connettivi sono presenti in tutti gli organi. Derivano dal mesenchima, che è un tessuto embrionale di aspetto connettivale. I connettivi propriamente detti si classificano in base ai caratteri delle cellule e della sostanza fondamentale. Si definiscono tre tipi di connettivi: il connettivo lasso, denso, e adiposo. Il lasso ha sostanza fondamentale amorfa  e fluida capace di imbibirsi di acqua (scambi idrici fra tessuti) in cui sono contenute fibre collagene, riunite in fascetti e fibre elastiche. Le cellule connettivali sono costituite da fibroblasti, cellule migranti (di origine sanguigna e deputate alla fagocitosi e a produrre anticorpi) e adipose. Il connettivo lassa è il più diffuso fra i connettivi, si inserisce nei muscoli, fra gli organi viscerali, costituisce la pelle del connettivo sottocutaneo. Il connettivo denso o fibroso è consistente e scarso in acqua. Connettitvi densi con fasci di fibre di connettivo sono quelli dei tendini. Il tessuto connettivo adiposo è costituito da cellule globose e infarcite di grasso (il nucleo è appiattito contro la parete) che appaiono circondate da una sottile rete di fibre reticolari. La sede di accumulo del connettivo adiposo sono alcuni organi quali il cuore, e i reni. Oltre che alla funzione di riserva come pannicolo adiposo sottocutaneo (le cellule adipose accumulano i lipidi sotto forma di trigliceridi), i tessuti grassi hanno il compito di proteggere meccanicamente gli organi. Un tipo particolare di tessuto embrionale è il connettivo mucoso, con abbondante sostanza fondamentale e con cellule stellate, che costituisce la gelatina di Wahrton del funicolo ombelicale. Il tessuto cartilagineo è come quello osseo, ha funzione meccanica, caratteristico dei vertebrati. Negli elasmobranchi costituisce l'intero scheletro, nei Teleostomi e nei tetrapodi lo scheletro embrionale è cartilagineo. Nell'adulto dei mammiferi le cartilagini sono sulle superfici articolari delle ossa lunghe, nelle vie respiratorie e dell'orecchio interno. Anche il tessuto cartilagineo è costituito da cellule, sostanza fondamentale e fibre collagene contenute in quest'ultima. Le cellule cartilaginee sono dette condrociti, grosse con nucleo centrale subsferico, contenute in gruppi di due o tre, in lacune scavate di sostanza fondamentale. questa di consistenza compatta, elastica, traslucida, contiene un complesso molecolare detto condromucoproteine e glicoproteine. Le fibre collagene sono esili e formano un reticolo entro la sostanza fondamentale. La cartilagine è sfornita di vasi sanguigni e fibre nervose, si nutre per diffusione di sostanze nutritizie entro la matrice fondamentale. Tranne che sulle superfici articolari, la cartilagine è avvolta da uno strato di connettivo detto pericondrio dove sono presenti vasi sanguigni e fibre nervose che poi vanno a nutrire le cartilagini. Le cartilagini sprovviste di pericondrio, ricevono il nutrimento dal liquido sinoviale. Le cartilagini possono dividersi in  ialina, fibrosa e elastica. La ialina è la più diffusa, con scarse fibre collagene, che formano un reticolo a maglia larga in una cospicua matrice fondamentale amorfa a ricco contenuto di complessi proteici e mucopolisaccaridici. E' presente nello scheletro della laringe, della trachea, dei bronchi, nel naso, nelle coste, e riveste le superficie articolari delle ossa lunghe. La cartilagine fibrosa è costituita da cospicui fasci di fibre collagene che prevalgono sulla sostanza fondamentale: presente nei dischi intervertebrali, nella sinfisi pubica, zone di inserzione di tendini e nel legamento rotondo del femore. La cartilagine elastica, di colore giallastro contiene fibre soprattutto di tipo elastico, alle quali sono frammiste scarse fibre collagene, ed è perciò molto flessibile. Il tessuto osseo è caratterizzato dalla mineralizzazione della matrice fondamentale, è quindi un tessuto duro, resistente ma anche leggero. Costituisce lo scheletro dei vertebrati, dà inserzione ai muscoli, ha importanza per il ricambio del calcio. Il tessuto osseo è un connettivo specializzato costituito da cellule e da matrice intercellulare di natura organica, (fibre di collagene immerse in scarsa sostanza omogenea di natura proteico-mucopolisaccaridica) e da una componente inorganica calcificata (fosfato tricalcico sotto forma microcristallina del tipo di un' idrossiapatite; e da carbonato di calcio). Nei mammiferi adulti si distinguono ad un esame macroscopico due tipi di osso, l' osso spugnoso e l' osso compatto. L'osso spugnoso è un intreccio tridimensionale di spicole o trabecole che delimitano cavità alveolari comunicanti tra loro e che contengono il midollo osseo e vasi sanguigni. Tipo di osso che si rinviene nelle epifisi delle ossa lunga, nelle ossa corte, e nella zona intermedia delle ossa piatte. L'osso compatto ha un aspetto omogeneo, costituisce le diafisi delle ossa lunghe nel cui interno vi è midollo osseo. Gli osteociti sono le cellule delle ossa che sono contenute in cavità della sostanza fondamentale, e che sono in collegamento tra loro per mezzo di sottili canalicoli. Gli osteociti hanno forma fusiforme dotate di filamenti citoplasmatici che si spingono nei canalicoli. L'osso adulto è caratterizzato da una disposizione lamellare dei suoi costituenti, lamelle formano straterelli tra i quali ci sono gli osteociti. Nelle ossa compatte le lamelle si dispongono concentricamente intorno ai canali di Havers che percorrono la diafisi dell'osso. Questi canali, anastomizzati a altri canali obliqui e trasversali, contengono sottili vasi sanguigni che provvedono al nutrimento dell'osso e dei nervi amielinici. L'insieme delle lamelle col canale è detto osteone. Tranne che per le cartilagini articolari, le ossa sono rivestite sulla superficie esterna da una lamina connettivale detta periostio ricco di vasi sanguigni. La superficie interna dell'osso, rivolta verso il midollo, è delimitata da una sottile lamina connettivale, l' endostio, che produce cellule che formano l'osso (osteoblasti), e cellule che nel midollo originano elementi del sangue. Esistono anche gli osteoclasti che sono cellule polinucleate deputate al riassorbimento dell'osso. forme specializzate del tessuto osseo sono la dentina e il cemento dei denti. La dentina è detta anche avorio, forma la maggior parte della massa del dente e accoglie in una cavità la polpa del dente. L dentina è più dura e compatta dell'osso e contiene nella parte rivolta verso la polpa cellule che producono la dentina e sono dette odontoblasti. Il cemento è un tessuto osseo fibrillare che riveste la radice del dente. Il sangue è un tessuto liquido costituito da cellule in sospensione in abbondante sostanza intercellulare fluida detta plasma. Lo stesso vale per la linfa. sia il sangue che la linfa scorrono in un sistema di vasi chiuso. Il sangue sia per l'origine embrionale mesenchimatica può considerarsi un speciale forma di tessuto connettivo. I corpi sospesi nel plasma sono gli eritrociti, i leucociti e i trombociti. Il plasma è un liquido giallino di aspetto omogeneo, leggermente alcalino, costituito dl 90-92% di acqua e per il resto da proteine coniugate (lipo- e glicoproteine), di proteine semplici (albumine e globuline), sali minerali in soluzione (cloruro e bicarbonato di sodio) e altre sostanze organiche. La coagulazione del sangue avviene per la precipitazione di una globulina del plasma, il fibrinogeno che si trasforma in un intreccio di filamenti di fibrina in cui restano inglobate le cellule: si forma così il coagulo solido da quale si separa il siero che è plasma senza il fibrinogeno. Gli eritrociti sono elementi specializzati per il trasporto dell'ossigeno, grazie alla presenza di un pigmento respiratorio, l' emoglobina, una proteina coniugata che nei polmoni si lega all'ossigeno dell'aria (ossiemoglobina) per cederlo ai tessuti. Nei mammiferi sono cellule appiattite a disco biconcavo prive di nucleo. Nei mammiferi derivano dagli eritroblasti, con nucleo, che nel midollo osseo subiscono trasformazioni che portano alla perdita del nucleo mentre si va sintetizzando in essi l'emoglobina. Negli altri vertebrati gli eritrociti conservano il nucleo. Nell'uomo sono presenti circa 5 milioni di eritrociti e 4,5 milioni nella donna. I leucociti sono cellule con nucleo e dotate di movimenti ameboidi per passare le pareti dei vasi capillari e portarsi nel connettivo ove svolgono funzione di difesa dell'organismo. Tre sono i tipi di leucociti: a) I granulociti più numerosi, sono il 70% dei globuli bianchi, hanno il citoplasma ricco di granuli, il nucleo è strozzato in varie masserelle, per cui vengono definiti come polinucleati. Si distinguono, in base all'affinità colorimetrica in neutrofili, basofili e acidofili; b) i linfociti, piccoli con nucleo sferico che occupa l'intera cellula, sono il 25-30% dei leucociti. Hanno la capacità di produrre anticorpi; c) i monociti, grandi cellule con nucleo reniforme e sono il 4-8% . I granulociti e i monociti inglobano nel citoplasma e distruggono coi loro enzimi i residui del disfacimento cellulare, e anche batteri. I trombociti sono detti anche piastrine, hanno forma irregolare, senza nucleo, derivano dalla frammentazione del citoplasma di grosse cellule (i megacariociti) del midollo osseo. Le piastrine servono all'emostasi. La linfa è un liquido incolore, la cui parte fluida è simile in composizione al plasma sanguigno, ma con basso e variabile contenuto proteico. Non contiene globuli rossi, la sua parte cellulare è costituita solo da linfociti. Il tessuto muscolare è costituito da cellule specializzate per l'attività contrattile. Le cellule sono dette fibre muscolari o fibrocellule, ossia di filamenti contrattili disposti nel senso della lunghezza delle fibre. Si distinguono tessuto muscolare liscio e tessuto muscolare striato. Il tessuto liscio  è costituito da fibrocellule fusate, con un nucleo centrale, prive di striature trasversali, costituiscono i muscoli della parete dei visceri cavitari (tunica muscolare della parete  del tubo digerente, delle vie respiratorie, delle vie genitali e urinarie), dei vasi sanguigni e linfatici. Le fibrocellule sono delimitate da una membrana plasmatica detta sarcolemma; il citoplasma (sarcoplasma) contiene un gran numero di miofibrille, strutture contrattili, orientate parallelamente all'asse maggiore della fibra, sono risolvibili al microscopio elettronico in sottili filamenti proteici contrattili di actomiosina. La contrazione delle fibre lisce, indipendente dalla volontà, è lenta e durevole. Il tessuto è sotto il controllo del sistema nervoso autonomo o vegetativo, per cui i suoi movimenti sono al difuori della volontà. Il tessuto muscolare striato è costituito da fibre muscolari striate, grosse cellule polinucleate di forma cilindrica con struttura a bande trasversali, costituiscono i muscoli scheletrici sotto il controllo del sistema nervoso centrale. Le fibre muscolari striate, come le lisce, sono delimitate dal sarcolemma e circondate da un intreccio di fibre collagene che vi forma intorno una delicata lamina connettivale. A ridosso della superficie interna del sarcolemma si osservano numerosi nuclei (centinaia per fibra) allungati nel senso della stessa fibra. La striatura caratteristica del tessuto  è dovuta al regolare alternarsi di bande rifrangenti anisotrope (scure perchè colorabili) e di bande isotrope (chiare, poco colorabili). É l'ordinato accostamento delle miofibrille, lungo le quali si succedono, alternandosi regolarmente, bande chiare e bande scure, che dà luogo alla striatura trasversale della fibra. Ogni miofibrilla è costituita da una sequenza di bande scure alternate a bande chiare che vengono dette dischi A e I. Il disco chiaro è diviso in due metà da una banda o, in sezione, linea Z; il disco scuro è attraversato da una zona centrale più chiara (zona H), nel centro della quale si può osservare una sottile linea M scura. Il tratto di miofibrilla compreso tra due linee Z è detto sarcomero. Nei sarcomeri, sono contenuti due filamenti, la miosina e l'actina, più sottile, che sono due proteine. I filamenti grossi di miosina corrispondono al disco A; quelli sottili si spingono lungo la linea Z, lungo i dischi I, sino alle parti estreme dei dischi A, nella cui zona H risultano presenti solo filamenti a miosina. LA contrazione si ha quando i filamenti di actina si spingono profondamente nelle due metà del disco scuro sin quasi a toccarsi, scorrendo tra quelli, più grossi, di miosina: perciò la banda H si restringe e tutto il sarcomero (e l'intera miofibrilla) si raccorcia. La condizione opposta è la distensione. L'energia per il lavoro di contrazione è quella che si libera nell'idrolisi dell'ATP e che si converte appunto in energia meccanica per la contrazione. Parte dell'ATP è sintetizzato nei mitocondri presenti negli strati di sarcoplasma interposti tra le miofibrille. Dopo la morte si formano complessi miosina-actina molto stabili che conferiscono ai muscoli la caratteristica rigidità cadaverica.
               Il tessuto nervoso è costituito da cellule nervose o neuroni specializzate a reagire a stimoli., sia interni che esterni all'organismo, e trasformarli in impulsi nervosi. La loro morfologia è ideale per le funzioni che svolgono, sono costituite da un corpo detto pirenoforo, in cui c'è il nucleo di solito sferico e voluminoso ma con scarsa cromatina, da prolungamenti che trasmettono gli impulsi, i dendriti, di aspetto arborescente che conducono l'impulso verso il corpo cellulare; e l'assone che è un prolungamento, a volte molto lungo che conduce lo stimolo in senso centrifugo.
Nel citoplasma si evidenzia una sostanza cromofila ricca di RNA a forma di zolle (sostanza tigroide) o corpi di Nils; nel citoplasma del pirenoforo, nei dendriti e nell'assone, è presente anche una fitta rete di neurofibrille. Il neurone è funzionalmente polarizzato: gli stimoli, ricevuti dai dendriti , trasformati in impulsi elettrici sono trasmessi al corpo cellulare da quale proseguono centrifugamente lungo l'assone. I neuroni sono collegati fra loro mediante sinapsi che sono zone speciali di contatto fra neuroni. Tra l' estremità di un assone, molto dilatato, e la zona di un dendrite di un altro neurone si stabilisce una regione di stretta opposizione (la sinapsi) tra i due neuroni che però sono separati da un sottilissimo spazio detto spazio intersinaptico. Le sostanze che intervengono nella trasmissione dell'impulso a livelo delle sinapsi sono dette mediatori chimici. in base alle caratteristiche dell'assone si distinguono neuroni del I tipo (assone lungo)  e del II tipo (assone corto). I lunghi assoni del I tipo sono rivestiti di una guaina mielinica, meno che sul tratto iniziale e su quello terminale, costituiscono le fibre nervose mieliniche, che decorrendo in fasci fuori dei centri nervosi formano i nervi. I neuroni del II ordine non originano fibre nervose, ma si ramificano a ciuffo nelle vicinanze del corpo cellulare. Oltre alle fibre mieliniche abbiamo anche le amieliniche scarse o prive di mielina. I neuroni possono essere classificati anche in base  alla morfologia dei suoi prolungamenti, neuroni unipolari, embrionali, con un solo assone; i bipolari, sensori, con due prolungamenti opposti, uno dendritico e l'altro assonico, i multipolari, i più numerosi, con vari dendriti e un assone. La nevroglia (o glia) è costituita da elementi cellulari non di tipo nervoso del tessuto nervoso, contiene vasi sanguigni, per il nutrimento del tessuto nervoso, e connettivo di sostegno, per la funzione meccanica. La glia elimina anche i prodotti di scarto e partecipa alla formazione della mielina. Le cellule che costituiscono la glia sono gli astrociti, di aspetto stellato con numerosi prolungamenti che stabiliscono rapporti trofici con i vasi sanguigni; gli oligodendrociti, che si dispongono specialmente intorno alle guaine mieliniche, e le piccole cellule microgliali (microglia) che esercitano funzione i difesa in caso di patologie.
L'impulso nervoso. Applicando uno stimolo sufficientemente intenso a una cellula nervosa si produrrà una certa variazione elettrica che si propaga per tutto il neurone. Questo avviene perché la membrana plasmatica del neurone (come le membrane di ogni cellula) è polarizzata; si ha cioè una distribuzione diseguale di cariche elettriche tra l'interno (positiva) e l'esterno (negativa) della cellula. Lo squilibrio dipende dalla diversa permeabilità della membrana per i diversi ioni: i grandi anioni organici intercellulari non possono diffondere all'esterno, mentre il K+ si diffonde con relativa facilità nei due sensi; in cambio la permebilità per il Na+ è molto minore e inoltre il protoplasma espelle attivamente lo ione sodio. Il risultato è una d.d.p. di circa 80 millivolt ai lati della membrana (potenziale di riposo). Ogni stimolo efficace aumenta la permeabilità della membrana e permette l'entrata di ioni sodio, spinti dal gradiente di concentrazione (la concentrazione del sodio nei liquidi extracellulari è 10 15 volte superiore a quella intracellulare). Diminuisce il potenziale di riposo e, se questo cade sotto un valore critico, il fenomeno diventa esplosivo: si intensifica l'entrata del sodio e il potenziale di membrana non solo si annulla ma addirittura si inverte diventando negativo l'esterno rispetto all'interno. Il punto stimolato  avrà carica negativa (depolarizzato). Tra questo punto e quelli adiacenti (esterni rispetto a esso) inizia un'onda di depolarizzazione, cioè una corrente. Infatti, i punti adiacenti si depolarizzano e il potenziale si sposta in corrispondenza di essi; ripetendosi questo processo in successione, il potenziale d'azione si sposta lungo la membrana del neurone, si avvera cioè la progressione dell'impulso nervoso. mentre ciò avviene, il punto inizialmente stimolato e via via quelli adiacenti riacquistano il loro potenziale di riposo. ciò è legato al trasferimento degli ioni Na+ dall'interno all'esterno della cellula: è un processo attivo, legato a dispendio di energia, che va sotto il nome di pompa del sodio. Il potenziale di riposo di una fibra nervosa è di circa 70 mV (l'esterno positivo rispetto l'interno della membrana); il potenziale d'azione è di 30 mV (esterno negativo rispetto l'interno). Tutte queste variazioni durano pochi millesimi di secondo. Per registrare variazioni tanto piccole si usa l'oscillatorio a raggi catodici, gli elettrodi sono uno all'interno e uno all'esterno. I cambiamenti elettrici sono visibili come una curva costituita da: cuspide, postpotenziale negativo e postpotenziale positivo; grandezza, durata e velocità di propagazione costante e non dipendono dall'intensità dello stimolo applicato, può variare solo la frequenza degli impulsi. La frequenza è limitata nel periodo refrattario della fibra: mentre la membrana è depolarizzata un nuovo stimolo è inefficace. Nelle fibre più rapide la ripolarizzazione avviene in 0,4 millisecondi, teoricamente la massima frequenza è di 250 per secondo. Le fibre amieliniche conducono più lentamente gli impulsi che le mieliniche. La guaina mielinica è come un isolante e la depolarizzazione avviene solo al livello dei nodi di Ranvier, l'impulso si propaga in modo discontinuo (conduzione intermittente). Certi neuroni scaricano impulsi autonomamente e in modo spontaneo; altri sono eccitati da stimoli specifici; altri necessitano di stimoli in particolari zone del neurone. L'arrivo di uno stimolo a una sinapsi fa sì si abbia scarica del mediatore chimico nello spazio intersinaptico che modifica la permeabilità della membrana postsinaptica creando un potenziale elettrico. La terminazione di una fibra nervosa motrice in un muscolo somatico forma una placca motrice.  Tra le zone terminali dell'assone e il sarcolemma del muscolo c'è uno spazio nel quale viene versato il mediatore chimico che genera la contrazione muscolare, l'acetilcolina, un solo impulso nervoso è necessario a far contrarre il muscolo, a differenza delle normali sinapsi.

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